Il problema dei rom nelle stazioni della metro e dei treni: da Roma a Milano la musica non cambia
Il problema dei rom e degli zingari, ma non solo, nelle metropolitane e nelle stazioni di Roma e Milano. C'è davvero tanto di cui stupirsi?
Alla fine ne parliamo anche noi. Stanchi. Stanchi di leggere le parole di chi non sale su una metropolitana da secoli, stanchi di chi non arriva in stazione centrale o alla stazione Termini di Roma in metro o in bus. Scrive come potrete notare una donna. Una donna giovane che ha vissuto sola in una città che non conosceva, Roma appunto, prendendo i mezzi pubblici a qualsiasi ora del giorno e della notte. Il punto, o meglio il problema: i rom e non solo, nelle stazioni delle metropolitane e nelle stazioni ferroviarie. Quelli che ti costringono a fare il biglietto alle macchinette e vogliono il resto, quelli che ti si avvicinano minacciosi e se non gli dai retta sono pronti a sputarti, quando ti va bene. Oggi sembra che parlarne sia di moda, come se il “fenomeno” sia fresco. In realtà esiste da anni, ricordo anche se la memoria non mi inganna diversi servizi de Le iene una delle poche trasmissioni a parlare del problema. Oggi invece ne parlano anche i giornalisti, pensate un pò. In metropolitana si paga il pizzo a Roma…Articolo del Messaggero rimbalzato su diversi siti e ripreso da diverse testate giornalistiche. E qui già il primo atto di razzismo. In metropolitana a Roma, perchè a Milano no? E mi limito a parlare di Milano solo perchè ho avuto da poco una esperienza in prima persona, potrei aggiungere ad esempio anche altre città ma non lo faccio perchè mi piace parlare con dati alla mano. Ma tanto noi siamo bravi a essere ipocriti anche nel puntare il dito solo contro Roma, una volta, Milano un’altra. Sempre a seconda dalle moda. E così oggi va di moda la metro di Roma. peccato che non abbia fatto un bel filmatino anche quando a me nel mese di dicembre a Milano nella stazione metropolitana di Milano tre zingare chiesero il resto del biglietto che stavo facendo dopo aver insistito per diverso tempo affinchè fossero loro a farmi il ticket.
Non mi capita quasi mai davvero di scrivere in prima persona, non mi piacciono gli editoriali e penso che chi gestisca un blog o un sito di informazioni faccia bene a parlare al plurale rivolgendosi senza troppa saccenza a chi ascolta e legge. Non mi piace però neppure chi va su un’ondata di moda. Chi ha vissuto come me nella zona TorPignattara di Roma sa cosa vuol dire prendere un bus in cui trovare un posto libero, oltre che un italiano a bordo è un miracolo. Chi ha preso il trenino della mitica tratta Roma Termini-Giardinetti sa cosa vuol dire sapere se la persona che è al tuo fianco usa il deodorante o aver avuto anche il tempo di contare i denti in bocca. Una ragazza che torna a casa dopo le venti e non perchè è andata in discoteca ma perchè torna da lezione, si camuffa il più possibile per non essere seguita da uno dei tanti passeggeri che viaggiano sul favoloso 105. Vedete chi scrive dovrebbe avere dati, dovrebbe sapere quello di cui parla. Dovrebbe ritrovarsi a Termini con la valigia pesante di ritorno dalla Calabria lo zaino sulle spalle pieno di libri ma girato al contrario, davanti, per paura che qualcuno ti rubi anche quei pochi euro che hai nel portafogli. E mentre pensi a come sollevare le valigie per entrare in metro devi stare anche attenta a diversi fattori. Ci sono quelli che si offrono, e non gratuitamente di portarti la valigia; ci sono quelli che ti dicono che ti fanno il biglietto della metro se tu hai le mani impegnate. Se invece sei fortunato e puoi semplicemente trascinare la tua valigia in santa pace puoi ammirare diverse scene. Il bambino che costringe il turista a farsi fare il biglietto del treno ( giusto per ampliare lo scenario perchè il problema non è solo dei mezzi pubblici romani); puoi ammirare la scena di chi si mette in fila al posto del facoltoso turista tedesco e ti chiede poi due euro per il disturbo, fila per fare qualsiasi cosa, dal prendere un caffè al fare un biglietto.
E poi ti capita che sempre con la stessa valigia pesante che porti dalla Calabria arrivi al tornello, dietro di te c’ è uno che si schiaccia come una sottiletta su un toast per passare insieme a te visto che non ha fatto il biglietto. Tutto normale. Il vigilantes, qualora ci fosse, fa finta di nulla e si prosegue. Però poi cosa succede magari, succede che qualche metro più avanti c’è il controllore. Tu hai l’abbonamento e lo mostri, dopo aver fatto il viaggio della speranza e magari non vedi l’ora di tornare a casa, ma ti sei dimenticata di scrivere il tuo nome. Già perchè lo hai appena comprato a Termini portando sempre dietro la tua valigia da sola e avendo sempre paura che qualcuno ti scippi ( capita anche di avere il pc e il terrore sale alle stelle). E signorina, ma il nome si scrive eh…Certo facciamo anche una bella multa intanto la persona che passa dietro di me senza il biglietto viene salutata e mandata via tanto non ha i documenti si è fatto il suo bel viaggio in metro e tutti contenti.
Leggiamo dal Messaggero: I nomi sono sempre gli stessi. I carabinieri della Stazione Mobile di Termini, così come gli uomini della Polizia ferroviaria, li conoscono a memoria. Li hanno schedati tutti centinaia di volte, ma loro restano sempre lì. Il 40% dei controllati è minorenne, la metà dei quali ha meno di 14 anni e di conseguenza non può essere fermata. Tra Polizia e Carabinieri si contano ogni giorno 60-70 denunce, 1200 solo da gennaio. Ma fare a queste persone un bel biglietto di non ritorno per un’isola sperduta di non si sa quale nazione sarebbe un reato così grave? Pensate che nella nostra bella Italia non ci si preoccupa per questo, ci preoccupiamo di capire se il problema è il sindaco Marino. Spendo una parola anche in proposito. Ho vissuto a Roma per 7 anni e lo scorso anno prima di andare via ( scappare per la precisione) mi sono detta che solo un pazzo avrebbe potuto accettare di fare il sindaco della capitale. Già perchè sapevo bene come sarebbe finita. Tutti oggi a puntare il dito contro il sindaco attuale non considerando tutto quello che è successo in passato. Dalle vicende incresciose che hanno coinvolto l’Atac, ma giusto così per non dimenticare, a quello che non si è fatto. Ma probabilmente non perchè Alemanno ad esempio non desiderava fare qualcosa contro questa gente. Il problema di fondo è la solita Italia. Racconto solo un piccolo espediente con il quale chiudo la mia riflessione. L’Italia è un paese di ipocriti che si merita tutto quello che ha. Per intenderci mi trovo sempre sullo stesso treno che da Roma va in Calabria. Ci fermiamo e nessuno sa perchè. E’ presto detto. Un extracomunitario non ha il biglietto, non ha i soldi per farlo. Il capotreno deve farlo scendere ma non può toccarlo. Ci fermiamo perchè un gruppetto di persone continua a dire che il capotreno è razzista e si propone di fare una colletta per pagare il biglietto di questo soggetto. Questa è l’Italia che siamo, che abbiamo e che abbiamo voluto. Qualcuno se ne distacca, qualcuno prova a dare un punto di vista diverso, qualcuno non ripete a papera quello che scrivono su un giornale…Come spesso dico, così è anche se non ci pare…
Ah forse non lo avevo specificato in precedenza. I rom fermi alle macchinette delle metro o simili, non sono un tren della moda estate 2014, esistono già da diverso tempo, 3-4 anni a questa parte se non di più. Basta prendere i mezzi pubblici per conoscere questi disagi, non ci vuole il Pulitzer.