Cosenza, muore a 4 mesi: dimessa tre volte dall’ospedale
Ennesimo caso di malasanità nel sud Italia: vittima una bimba di 4 mesi dimessa dall'ospedale di Cosenza per tre volte nonostante l'insistenza dei genitori affinché venisse tenuta sotto osservazione
Cloe aveva 4 mesi: è morta a Cosenza dopo essere stata dimessa dall’ospedale Annunziata per ben tre volte. I genitori preoccupati l’avevano portata al pronto soccorso in seguito a febbre e continui attacchi di vomito ma i medici l’avevano rimandata a casa. Quando è stata trasferita d’urgenza a Napoli era troppo tardi ormai.
Il quadro clinico si è aggravato il lunedì di Pasquetta: è stato richiesto il trasferimento al Santobono nel capoluogo campano ma la corsa è stata inutile. I genitori distrutti dal dolore hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica. Ora sono indagati per la vicenda 4 medici, 2 pediatri e 2 chirurghi pediatrici: dovranno rispondere delle eventuali responsabilità per il tragico evento. Il capo di accusa è quello di omicidio colposo. Ci si chiede se questa morte poteva essere evitata. E a domandarselo sono soprattutto i genitori della piccola Cloe. Il padre si è sfogato lamentando la superficialità con la quale sono stati trattati al pronto soccorso: “Ben tre volte ci hanno rispedito a casa con banali rassicurazioni e un po’ di tachipirina. Eppure lo vedevamo anche noi che Cloe vomitava e aveva male al pancino”. Quando per la quarta volta i genitori hanno portato la bimba di quattro mesi in ospedale i medici si sono convinti a ricoverarla ma ormai era troppo tardi. Cloe aveva un’invaginazione intestinale, racconta sempre il padre “cioè di un attorcigliamento dell’intestino di cui possono soffrire i bambini tra i 4 e i 12 mesi”. Ce l’ha con i medici che non sono riusciti a fare la diagnosi corretta “Invece all’ospedale Santobono di Napoli dove l’abbiamo fatta trasferire grazie all’intervento del prefetto, dopo un articolo sulla Gazzetta del Sud, hanno capito subito cos’era e l’hanno operata”. Le indagini serviranno a far luce sulle responsabilità per questo ennesimo caso di malasanità ma la giustizia non potrà comunque restituire a questi genitori distrutti dal dolore la loro bambina.