Clinica degli orrori, chiesto l’ergastolo per il chirurgo che mutilava i malati terminali
Chiesto l'ergastolo per Pier Paolo Brega Massone, l'ex primario della Clinica di Santa Rita a Milano che per soldi non ha esitato a mutilare persino malati terminali
Il suo nome è Pier Paolo Brega Massone, ex primario di chirurgia toracica della Clinica di Santa Rita di Milano, etichettata ora come la “Clinica degli orrori”. I pm Grazia Pradella e Tiziana Siciliano hanno chiesto per Massone e per il suo collaboratore Fabio Presicci il massimo della pena. Meritano la “condanna all’ergastolo”.
Brega Massone e Presicci, stando a quanto ricostruito nella requisitoria distribuita in due udienze, non hanno esitato “per soldi” a eseguire interventi inutili con tanto di “mutilazioni” nemmeno di fronte a “malati terminali”, dimostrando di non possedere “il senso dell’umana pietà”. Il chirurgo dinanzi alla prima Corte d’assise di Milano è imputato con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà per le morti di quattro pazienti avvenute nel 2006. Un resoconto dettagliato della requisitoria è stato trascritto dalla redazione di Repubblica: Dopo che il pm Siciliano nella scorsa udienza aveva equiparato il “bollettino” di morti e feriti alla Santa Rita (circa 150 pazienti indicati come vittime nei due processi) a una vera e propria “guerra”, la collega Pradella ha incentrato il suo intervento sulle morti di Giuseppina Vailati, 82 anni; Maria Luisa Scocchetti, 65; Gustavo Dalto, 89, e Antonio Schiavo, 85. Tutti, secondo l’accusa, portati “sul tavolo operatorio” senza alcuna giustificazione clinica per interventi “inutili” effettuati al solo fine di “monetizzare” i rimborsi del Sistema sanitario nazionale per la clinica convenzionata. Con il risultato, secondo i pm, che quelle operazioni li hanno uccisi. Dalto, ha spiegato il magistrato, quando finì sotto i ferri era già “uno scheletro: pesava 52 chilogrammi per 1,76 metri di altezza”. A Scocchetti – si legge ancora sulle pagine di Repubblica – venne fatta una resezione ai polmoni, venduta a suo figlio come un “piccolo intervento”, e la donna, che era già gravemente malata, morì per “insufficienza respiratoria”. Vailati, quando venne operata da Brega Massone, “pesava 40 chilogrammi”, mentre gli esiti degli accertamenti tumorali per Schiavo arrivarono dopo che l’uomo era già stato operato ed era morto. A detta dei pm, per Brega Massone valeva la “raggelante equazione fra pezzi anatomici del paziente, seno o polmoni che fossero, e rimborsi”. Quei “pezzi” che facevano entrare nelle casse della Santa Rita almeno “11.000 euro” a intervento.
Le parole del pm Pradella – “Dottor Brega, la sua scienza è smentita dalla letteratura medica, la sua coscienza non è la nostra, ma neppure la coscienza di un comune medico che trae scienza e coscienza da canoni dentologici. Il suo agire è finalizzato al massimo profitto, cinicamente, indifferente a malati deprivati del senso dell’umana pietà. La sua indole è particolarmente malvagia. Ed è la totale assenza di finalità terapeutiche a rendere queste aggressioni chirurgiche del tutto simili a reati comuni”.
Questa è la prima volta che in un’aula di tribunale si sente un magistrato chiedere una pena simile per due medici in relazione a presunti reati commessi nell’esercizio della loro professione.
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