Petizione contro Facebook-WhatsApp: privacy minacciata
Secondo molti utenti, la recente acquisizione di WhatsApp da parte di Facebook minaccerebbe la privacy: Zuckerberg entrerebbe in possesso delle nostre rubriche telefoniche
L’acquisizione di WhatsApp da parte di Facebook potrebbe minare la privacy. È questa la paura che ha portato migliaia di utenti a firmare una petizione rivolta al garante italiano per la privacy. L’ideatrice della raccolta di firme dichiara: “Zuckerberg non ha comprato gli utenti di WhatsApp, ma le nostre rubriche telefoniche“.
La notizia della recente acquisizione da parte di Facebook di WhatsApp, l’applicazione di instant messaging più rinomata (conta più di 450 milioni di utenti attivi al mese, con un milione di nuovi iscritti al giorno), è la novità più eclatante delle ultime settimane nel mondo digitale. Zuckerberg ha sborsato la bellezza di 19 milardi di dollari, e ha promesso di non modificare nulla dell’infrastruttura dell’app. Tuttavia, tra gli utenti di WhatsApp c’è chi inizia a temere per la privacy: a loro dire, l’acquisizione porterà la società americana ad acquisire informazioni sulle rubriche telefoniche degli utenti, accaparrando dati preziosi anche su chi non ha l’applicazione di instant messaging.
Per protestare contro questo pericolo è stata ideata su Firmiamo.it una petizione. Valeria Guerra ha promosso anche un hashtag #zuckerbergnonmiavrai, con cui gli utenti chiedono risposte dal garante per la privacy, dalla polizia postale e dal country manager di Facebook in Italia.
A detta dei manifestanti, infatti, “Zuckerberg non ha comprato gli utenti di WhatsApp, ma le nostre rubriche telefoniche” e dunque “avrà anche i numeri dei non iscritti“.
L’intento della mozione è quello di “chiedere alle principali autorità in fatto di protezione dei dati personali di vigilare attentamente sull’operato di Facebook-WhatsAapp, in particolare sull’utilizzo dei dati personali“. “Chiediamo inoltre – si legge nella petizione – all’amministratore delegato di Facebook Italia di rendere nota al più presto la policy dell’azienda in merito all’utilizzo dei numeri di telefono degli utenti”.
Se chiarezza non fosse fatta, i firmatari minacciano di migrare nei servizi simili a quelli resi da WhatsApp. D’altronde, le alternative al giorno d’oggi non mancano: Viber, WeChat, Line, KaKao, Tango offrono tutte possibilità simili, permettendo in alcuni casi anche di effettuare chiamate; opzione al momento non concessa da WhatsApp.
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