Anche Pimkie delocalizza all’estero. Affitti e costi di gestione troppo alti in Italia
Pimkie lascia Milano e se ne va in Germania. In Lombardia costi troppo alti per la gestione e per l'affitto. Settanta lavoratori a rischio licenziamento e si teme effetto a catena sugli altri siti italiani
Ennesima stangata per i lavoratori italiani, anche la società francese d’abbigliamento Pimkie ha deciso di delocalizzare i suoi negozi in Germania per via degli insostenibili costi di gestione e di affitto del nord Italia. La Regione Lombardia sta tentando di mediare ma il destino di almeno 70 lavoratori sembra essere segnato.
La chiusura della piattaforma logistica di Italia Modisti, di proprietà della Pimkie sembra essere imminente. L’azienda francese, presente in 26 paesi al mondo e con oltre ottanta negozi in Italia, ha deciso di smantellare il sito di Cornaredo, in provincia di Milano, dove sono impiegati 70 lavoratori. La colpa è attribuita alla contrazione dei volumi e del mercato italiano che ha di fatto spinto la Pimkie ad aprire la procedura di mobilità comunicando la volontà di delocalizzare il flusso di lavoro nella piattaforma di Willstatt, in Germania. Esistono ampie garanzie per i titolari dei punti vendita sulla velocità di gestione degli ordini ma in pratica nessuna per i dipendenti che a Cornaredo si occupano dello smistamento dei capi.
Rassicurazioni? “Si sono detti disponibili a cercare tutte le soluzioni per rendere meno traumatica possibile la chiusura, dagli incentivi all’esodo fino alla cassa integrazione – ha affermato l’assessore provinciale al Lavoro Paolo Giovanni Del Nero a ilfattoquotidiano.it -, sulla possibile applicazione di questi strumenti bisognerà decidere in un tavolo ministeriale. Fisseremo in tempi molto rapidi una data e, chiariti gli aspetti tecnici, faremo un incontro congiunto con i sindacati”.
I segnali – “Per un anno l’azienda ha chiesto sacrifici ai lavoratori – ha spiegato Domenico Damiano della UilTucS Lombardia – 58 dei quali sono donne con un’età compresa tra i 40 e i 50 anni, i soggetti più deboli sul mercato del lavoro. Ci siamo dimostrati disponibili per la riduzione degli orari di lavoro e i contratti di solidarietà, attivi per tutto il 2013. Poi, pur potendo proseguire su questa strada per un altro anno, Pimkie ha deciso di abbandonare Cornaredo”.
Quello che si teme ora è un effetto a catena. I negozi di Pimkie in Italia sono tanti e c’è la possibilità che la società transalpina possa attuare la medesima delocalizzazione anche per altri siti. Milano e la Lombardia in generale si sa, hanno costi per la gestione e soprattutto per gli affitti esorbitanti e ai ricchi proprietari poco importa se 70 (per ora) lavoratori rischiano il posto. Troveranno qualcun’altro disposto a pagare l’affitto. Magari una società cinese, pronta ad insediarsi in Italia con i propri dipendenti. Quello che insomma sta succedendo continuamente. Il problema della delocalizzazione ha diversi aspetti. Molti di questi ci fanno odiare le grandi società disposte a “rifugiarsi” all’estero per abbassare e alle volte dimezzare il costo del lavoro (vedi l’Electrolux). Ma qui si tratta di logistica e di affitti troppo alti. Forse la Regione Lombardia avrebbe dovuto pensarci prima. Ora mediare potrebbe non servire a nulla.