Governo Renzi: il Senato vota la fiducia, oggi decide la Camera
Il nuovo premier Matteo Renzi ottine la fiducia dal Senato. Oggi si vota alla Camera per poi cominciare subito i lavori
La fiducia del Senato è arrivata, come previsto. Con 169 voti a favore e 139 contrari, Matteo Renzi supera il primo scoglio. Ora si attende solo il parere dei deputati della Camera. In giornata, probabilmente, il nuovo esecutivo inizierà il suo lavoro.
Il primo messaggio della giornata arriva direttamente da Twitter: “Ok il Senato, adesso la Camera. Poi – twitta Renzi – si inizia a lavorare sul serio. Domani scuole, lavoratori, imprenditori, sindaci a Treviso. #lavoltabuona”. Parole decise alla base di un risultato che tuttavia non convince, come sempre nel nostro Paese. In effetti ci si chiede quanto potrà durare il nuovo Governo visto il risultato delle votazioni in Senato. Numeri peggiori di quelli ottenuti per la fiducia del Governo Letta. L’11 dicembre scorso, subito dopo la fuoriuscita di Forza Italia dalla maggioranza, il bilancio fu di 173 sì di cui 31 da Ncd, 3 da Gal, 107 dal Pd, 8 da Scelta Civica, 12 da Per l’Italia e 12 dal gruppo Autonomie. Per Matteo Renzi sono arrivati invece 31 voti del Ncd, uno solo di Gal cioè, 107 del Pd, 8 di Scelta Civica, 11 di Per l’Italia e 11 dal gruppo Autonomie. Insomma, Letta batte Renzi 173 a 169… e non ha fatto “una bella fine”.
“Non ho l’età” – L’esordio a Palazzo Madama del sindaco dimissionario di Firenze la dice lunga. “Non ho l’età per sedere qui, o abbiamo il coraggio di scelte radicali o perdiamo il rapporto con chi sta a casa. Se falliamo è colpa mia”. Un’ora e dieci minuti di soliloquio nella maggior parte del tempo passato con le mani in tasca (sintomo – suggeriscono la prossemica e gli studi della comunicazione non verbale – di insicurezza e in certi casi di malafede) nel quale il nuovo premier ha affermato: “Siamo qui per parlarvi un linguaggio di franchezza, al limite della brutalità. Vorrei essere l’ultimo presidente del Consiglio a chiedere la fiducia a quest’aula”. Cosa assai difficile.
Le promesse – Nel comizio di Renzi, che molti hanno definito “intervento da sindaco più che da premier”, si sono ribadite le promesse, dallo sblocco totale dei debiti della pubblica amministrazione, alla costituzione di fondi di garanzia per l’accesso al credito delle Pmi, sino alla riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale. Già, ma come si mantengono queste promesse? I soldi dove sono? Attendiamo una spiegazione.
I giudizi – Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia ha affermato: “Decisionista, ma non si sa dove troverà le risorse. Sappiamo che è un uomo ambiziosissimo, spregiudicato e finto quanto necessario per decidere qualcosa. E speriamo bene”.
Il sondaggista Antonio Noto parla invece di un “discorso irrituale”. “Troppe battute, un conto è farle a sera con gli amici, un altro in Senato dove si gioca il futuro dell’Italia. Renzi dovrebbe evitare di ricadere nelle battute – insiste Noto, intervistato da Repubblica – creano imbarazzo, evocano trasgressioni comportamentali che hanno contraddistinto Berlusconi”. E che l’hanno tenuto “in vita” per 20 anni aggiungeremmo… C’è chi, addirittura, addita Renzi di essere stato “anticonvenzionale e un po’ grillino”. Un discorso “da sindaco degli italiani” ha affermato la sondaggista Alessandra Ghisleri che in quel “un po’ grillino” ha voluto sottolineare le virgolette, soprattutto alla luce degli scontri avvenuti in aula durante la votazione proprio con il Movimento di Beppe Grillo.
L’ironia sui grillini – Nel più classico dei “battibecchi” i senatori del M5S hanno accusato “Renzie” di aver paura del voto. Lui, sorridendo ha ribattuto: “Vi segnalo che nelle quattro elezioni regionali che si sono svolte – Sardegna, Basilicata, Trento e Bolzano – il Pd ha sempre vinto. Non posso dire la stessa cosa per voi. Poi il nuovo premier affonda il colpo: “Noi svolgiamo una funzione sociale per recuperare le difficoltà dei senatori 5 stelle. Non è facile stare in un partito in cui c’è un capo che dice ‘Io non sono democratico’. Quindi, vogliamogli bene anche se loro non ne vogliono a noi”.