Attualità Italiana

Lavoro: John Elkann rammaricato dagli insulti, voleva solo incoraggiare i giovani

John Elkann: "Sono rammaricato che un messaggio nato per essere di incoraggiamento alla fine sia stato interpretato come un segnale di mancanza di fiducia nei giovani"

Il 14 febbraio scorso, John Elkann, rampollo della famiglia Agnelli e attuale presidente della Fiat, l’ha combinata grossa. O meglio, l’ha detta grossa (per molti). Dinanzi a 600 ragazzi delle scuole superiori invitati per un evento organizzato dalla Banca di Sondrio inerente il lavoro, John, in veste di vicepresidente dell’associazione Gianni Agnelli, ha detto la sua. Da qui il putiferio.

Ecco la sua – “Essere pessimisti non serve a niente – ha affermato Elkann -, meglio guardare avanti con realismo. E alla fine si scoprirà che oggi abbiamo più opportunità di quelle su cui potevano contare i nostri genitori. Si è straordinariamente allargato il numero dei paesi con cui abbiamo scambi economici. E questo non va visto con paura ma come fonte di opportunità. Con Fca (Fiat Chrysler automobiles, la nuova società nata dalla fusione delle due compagnie, ndr) siamo riusciti a entrare negli Usa. Oggi facciamo Jeep e Maserati in Italia. Se fossimo rimasti fermi non avremmo avuto queste opportunità”. Poi: “Non è vero che nel nostro Paese va avanti solo chi è raccomandato – ha cercato di spiegare il presidente Fiat -, la meritocrazia nella maggioranza delle organizzazioni esiste. E c’è sempre bisogno di qualcuno che sappia davvero fare le cose”. Infine: “In realtà nel mercato del lavoro esistono tante opportunità che i giovani non colgono appieno. Temo che ciò avvenga per mancanza di bisogno o per assenza di ambizione”.

La reazione – Il primo a sentirsi adirato dalle parole del rampollo di casa Agnelli è stato il magnate di Tod’s Diego Della Valle che durissimo ha dichiarato: “È una vergogna che uno degli Agnelli dica che oggi in Italia i giovani hanno i posti di lavoro. Uno che si permette di dire che i ragazzi stanno a casa perché non hanno voglia di lavorare, perché il lavoro c’è, è un imbecille – ha sentenziato Della Valle – lo tengano a casa, lo tengano un po’ a riposo, vada a sciare”. Non meno pesante nelle dichiarazioni è stato Marco De Benedetti, figlio dell’ingegnere, che su Twitter ha scritto: “Solo chi non ha mai dovuto cercarsi un lavoro può dire una minchiata del genere. Unica scusante per quella frase offensiva nei confronti di milioni di giovani è proprio il fatto che un lavoro non lo ha mai avuto”. Le critiche sono arrivate anche dal mondo della politica, da Giorgio Airaudo (capogruppo Sel) “L’erede Agnelli ha perso un’occasione per tacere. Piuttosto dovrebbe dirci, ricordando suo nonno, cosa fa lui perché i giovani abbiano un lavoro in Italia e non negli Stati Uniti”; a Salvini della Lega, che molto meno elegantemente lo ha invitato ad andare a lavorare in miniera.

Il rammarico di John – Proprio ieri, John Elkann ha riferito: “Sono rammaricato che un messaggio nato per essere di incoraggiamento alla fine sia stato interpretato come un segnale di mancanza di fiducia nei giovani”. Ha dichiarato poi di essere stato frainteso e che su di lui si è accesa una polemica demagogica e strumentalizzata. Tuttavia, non si scusa e torna a parlare di lavoro. “C’è un’idea che mi preme condividere oggi con chi è giovane: chi sa essere ambizioso, investe su se stesso e sulla propria istruzione, ha l’atteggiamento giusto. Il senso della mia risposta nel dialogo con gli studenti è tutto qui: mai rinunciare, ma avere la forza di credere in se stessi ed essere determinati. Ho posto l’accento su cosa è possibile, anzi si deve fare, proprio ora che la debolezza dell’attuale quadro economico, soprattutto in Italia, rende tutto più difficile. Si sente spesso dire che studiare non serve a niente – ha scritto in una nota Elkann – perché non garantisce un lavoro. Dati alla mano, le ricerche più attendibili in questo campo dicono il contrario: in media, secondo recenti rilevazioni Istat, chi ha un diploma di scuola superiore ha maggiori probabilità di trovare lavoro rispetto a chi si è fermato alla licenza media. E chi ha una laurea, ha ancora maggiore probabilità di trovare lavoro rispetto a un diplomato e nell’arco della vita migliori prospettive di carriera e di retribuzione.”



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