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Usa, decapita il figlio disabile e viene assolto dal giudice

Negli Stati Uniti, un uomo decapita il figlio disabile di soli sette anni e viene assolto dal giudice, che lo dichiara non colpevole

Orrore negli Stati Uniti. Un uomo decapita il figlio disabile e viene assolto dal giudice. Non solo un gesto brutale e inconcepibile, ma anche una sentenza choc che fa discutere. L’uomo ha ucciso il piccolo, ma per la giuria non è colpevole, a causa della sua infermità mentale. Si chiama Jeremiah Lee Wright, 32enne di Thibodaux, in Louisiana, e tornerà nel manicomio della città di Jackson, come deciso dal giudice distrettuale John LeBlanc. A renderlo noto è l’avvocato difensore dell’omicida, Kerry Cuccia. Dunque, non colpevole in quanto infermo mentale. Questa la sentenza choc del giudice che lo assolve, ma tuttavia l’uomo dovrà trascorrere diversi anni (se non tutto il resto dei suoi anni) in manicomio. Wright decapita il figlio disabile e confessa la sua colpa. Infatti, l’uomo aveva ammesso di aver ucciso suo figlio, Jori Lirette, il 14 agosto del 2011, perché non sopportava più di doversi prendere cura di lui. Quest’ultimo era spesso affetto da paralisi cerebrale e costretto a stare su una sedia a rotelle. Wright dopo la decapitazione ha lasciato la testa del bimbo nel giardino della casa che divideva con Jesslyn Lirette, la madre del piccolo. Le altri parti del corpo sono state rinvenute chiuse in buste dell’immondizia in una località a 60 miglia da casa. Anche la scelta di lasciare la testa in giardino e far sparire il resto del cadavere appare un chiaro riferimento alla sua instabilità mentale (o solo furbizia?). Wright era stato accusato di omicidio di primo grado, ma durante il procedimento legale aveva sostenuto che il figlio in realtà era un manichino. La sua tesi è stata giudicata credibile. Che sia stato un consiglio di un abile e spietato avvocato, non è dato saperlo. L’uomo aveva ammesso tra l’altro di aver litigato con la sua compagna la sera prima dell’omicidio, e di aver voluto lasciare la testa del figlio disabile in bella mostra all’entrata di casa per mostrarla alla donna quando fosse rientrata.



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