Beppe Grillo indagato: “ha istigato i militari a disobbedire alle leggi”
Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, è indagato dalla Procura di Genova con l'accusa di "istigazione di militari a disobbedire alle leggi". L'inchiesta è partita dopo il procedimento avviato dal deputato Pd Fausto Raciti
La colpa di Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, sarebbe quella di aver esortato i militari a non difendere più la classe politica per unirsi al Movimento dei Forconi. Dopo il procedimento avviato dal deputato del Partito Democratico Fausto Raciti, la Procura di Genova ha aperto un fascicolo e i pm genovesi Nicola Piacente, Marco Manotti e Silvio Franz, hanno avviato l’inchiesta.
Punto cardine del fascicolo, sarebbe la lettera di Grillo pubblicata sul suo blog e indirizzata ai vertici della polizia, ai carabinieri e all’esercito. Un esplicito invito a ripetere ciò che il 9 dicembre scorso è avvenuto durante le manifestazioni del Movimento dei Forconi a Torino, Genova e Rho (Milano), quando diversi membri delle forze dell’ordine hanno tolto il casco unendosi pacificamente alla protesta. Già allora però, le reazioni non furono a favore dell’ex comico genovese. I due sindacati più rappresentativi delle forze dell’ordine, Siulp e Sap, respinsero l’invito al mittente. Coisp e Siap furono ancora più duri e parlarono di “vera e propria idiozia”, nonché di “farneticanti inviti”.
“Ordinate ai vostri di togliersi il casco e fraternizzare con i cittadini” esortava Grillo nella sua missiva, “vi chiedo di non proteggere più questa classe politica che ha portato l’Italia allo sfacelo, di non scortarli con le loro macchine blu o al supermercato, di non schierarsi davanti ai palazzi del potere infangati dalla corruzione e dal malaffare. Le forze dell’ordine non meritano un ruolo così degradante. Gli italiani sono dalla vostra parte, unitevi a loro.”
Niente da fare, né allora, né tanto meno ora. Felice Romano, segretario generale del Siup e soprattutto Franco Maccari del Coisp hanno immediatamente preso le distante dal leader pentastellato. Quest’ultimo ha riferito: “È una idiozia. I poliziotti non hanno la libertà di decidere chi e cosa proteggere. Noi eseguiamo degli ordini. Questi appelli di Grillo sono un esercizio di populismo puro. Non siamo burattini nelle sue mani”. Poi ha aggiunto: “Toglierci il casco? Non certo perché ce lo dice Grillo, alla prossima manifestazione, magari ci toglieremo anche i vestiti. Così vediamo se i politici ascoltano anche noi”.
Pd: dall’indignazione al procedimento contro Grillo – Subito dopo l’invito di Beppe Grillo, sono partite le critiche dal Partito Democratico. Per il capogruppo al Senato del Pd Luigi Zanda le forze dell’ordine “hanno garantito settant’anni di vita democratica e continueranno a farlo con convinzione, lealtà e professionalità, senza farsi imbambolare dagli inviti sovversivi di chi non perde occasione per cercare di indebolire la nostra convivenza civile e pacifica”. Dello stesso avviso fu l’opinione della senatrice Stefania Pezzopane: “Quello di Grillo è un invito palese a incendiare il Paese. Forse la vera paura di Grillo è di essere scavalcato da queste nuove proteste, che mettono purtroppo a repentaglio la sua figura di agitatore di piazze e dimostrano la paralisi della seppur ampia rappresentanza grillina nelle istituzioni”. Ora, grazie al coordinatore dei giovani del Pd Fausto Raciti, Beppe Grillo rischia una vera e propria condanna. L’accusa sarebbe quella di “istigazione di militari a disobbedire alle leggi”, un reato disciplinato dall’articolo 266 del codice penale che prevede, pensate, pene da 1 a 5 anni. “Chiunque istiga i militari a disobbedire alle leggi o a violare il giuramento dato o i doveri della disciplina militare o altri doveri inerenti al proprio stato, ovvero fa a militari l’apologia di fatti contrari alle leggi, al giuramento, alla disciplina o ad altri doveri militari, è punito, per ciò solo, se il fatto non costituisce un più grave delitto, con la reclusione da uno a tre anni”. Gli anni diverrebbero 5 se tale istigazione avvenisse in pubblico…
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