Declino della sigaretta elettronica: ora arriva anche la super tassa del 58%
Tempi duri per la sigaretta elettronica: ora arriva anche la super tassa del 58%
Tempi duri per la sigaretta elettronica. Dopo l’accoglienza in pompa magna e un fatturato record, ora arriva la super tassa del 58% decisa dal Tar. Insomma, il fenomeno di è “evaporato” in fretta dopo che verso la fine del 2012 stava spopolando. L’acritica accoglienza per la novità tipica del popolo italiano degli ultimi tempi, aveva fatto sì che la sigaretta elettronica godesse di un enorme successo. Nacquero negozi su misura e molti la provarono sperando che risolvesse tutti i loro problemi. In seguito, arrivarono i primi divieti di fumarla nei luoghi pubblici e, infine, la super tassa del 58%. Il fumo di nuova generazione è stato equiparato a quello tradizionale e, svanita la parvenza di novità, più di qualcuno è tornato alle vecchie abitudini. Il prelievo del 58,5% viene applicato a svapatori, cartucce, alimentatori e pezzi di ricambio. Tuttavia, per il settore è ancora viva la speranza di veder cancellato l’aumento fiscale poiché è stato dato poco tempo per adeguarsi alla nuova regolamentazione. Nel 2012 il fatturato è stato di 350 milioni di euro e si è ridotto della metà nel giro di un anno. I negozi spuntati come funghi, che hanno cercato di anticipare i tempi, sono stati chiusi in massa: circa il 60%. Insomma, la moda della sigaretta elettronica è già terminata e con la super tassa del 58% il declino sembra acclarato. Il fumo tira, ma quello elettronico no. O perlomeno, non più. Dopo la valanga di queste sigarette tecnologiche, ora sono diventate merce rara e il fenomeno dovrebbe diminuire sempre di più, con buona pace di chi ci aveva creduto e investito.
Burocrazie ministeriali al potere, che nella notte delle dimissioni del governo Letta scrivono in fretta e furia un decreto sulle sigarette elettroniche. Quello che è successo tra il 12 e il 14 febbraio ha dell’incredibile. Il terreno di scontro tra lobby è a dir poco minato: da una parte i tabaccai, rappresentati dalla Fit e contrari all’affermarsi di una rete distributiva delle e-cig; dall’altra le aziende che cercano di fare business vendendo il prodotto, riunite in Anafe-Confindustria. In mezzo c’è il ministero dell’economia, che nei giorni della crisi di governo ne ha combinate di tutti i colori. Si dà infatti il caso che lo scorso 12 febbraio, con la crisi già nell’aria, Fabrizio Saccomanni abbia firmato un decreto per dare attuazione alla normativa che prevede un prelievo fiscale del 58,5% sulle sigarette elettroniche a partire dal 1° gennaio 2014, con tutte le autorizzazioni del caso. Come per miracolo, visti i “tradizionali” tempi italici, il 13 febbraio il decreto viene timbrato dal Dipartimento delle finanze guidato da Fabrizia Lapecorella e il successivo 14 febbraio viene bollinato dalla Ragioneria diretta da Daniele Franco. Di più, viene subito trasmesso alla Corte dei conti per favorire poi una veloce pubblicazione in Gazzetta. Il tutto mentre il governo ormai è fuori dai giochi.
Il giochino
o-SIGARETTE-ELETTRONICHE-facebookIl decreto, di cui La Notizia è in possesso, corregge un precedente decreto con cui Saccomanni aveva tentato di disciplinare le autorizzazioni per le imprese che intendono vendere e-cig. Provvedimento che prevedeva tempi biblici. I Monopoli di Stato, per esempio, avevano 60 giorni per eseguire verifiche sui depositi, con ulteriori 30 giorni dalla fine della verifica per concedere l’autorizzazione. Un sopruso, per le aziende rappresentate da Anafe-Confindustria, che il 24 gennaio scorso sono riuscite a ottenere dal Tar una sospensiva temporanea del precedente decreto. L’obiettivo del settore, a dir la verità, è smontare quella che ritiene un’eccessiva tassazione, fissata al 58,5% e considerata incostituzionale. Cosa succede con il nuovo decreto del 12 febbraio? Il provvedimento, a quanto pare scritto dal capo della direzione normativa dei Monopoli Italo Volpe (ex capo dell’ufficio legislativo della Finanze), elimina l’autorizzazione preventiva dei Monopoli, permettendo alle imprese di vendere e-cig dalla data di presentazione dei documenti. I controlli diventano ex-post. Apparentemente una vittoria per gli esercenti, in realtà solo un piccolo alleggerimento burocratico, con diverse pastoie del precedente provvedimento che rimangono inalterate. Il fatto è che la manovra del Mef, a quanto pare ben assistita dalla lobby dei tabaccai (accreditata di buoni rapporti con l’ormai ex sottosegretario Alberto Giorgetti), sembra avere l’unico obiettivo di mantenere l’impianto di base del precedente provvedimento, convincendo il Tar, fra qualche giorno, a non decidere per una nuova sospensiva. Il tutto sulla base dell’argomentazione che i difetti del primo provvedimento sarebbero superati dal contenuto del secondo. Ma soprattutto l’obiettivo del Mef è evitare che il Tar possa rimettere la questione di legittimità costituzionale della tassazione sulle e-cig alla Consulta.
L’appuntamento
Del resto sarebbe questo il reale obiettivo degli esercenti, il cui vero interesse è avere un decreto nuovo di zecca, senza quell’ “odiata” tassazione. A questo punto non rimane che attendere il 19 febbraio, quando il Tar dovrà pronunciarsi sulla sospensione definitiva di norme che, a quanto emerge, per i tabaccai sono utili a tenere i venditori di e-cig abbondantemente ai margini. Insomma, una situazione che, come si può vedere, si va facendo sempre più ingarbugliata e strumentale, alla mercé di lobby che non esitano a fare pressione su burocrazie ministeriali pronte ad attivarsi quando il governo di fatto è andato a casa. Nel frattempo i 117 milioni che nel 2014 sarebbero dovuti affluire alle casse dello Stato dalla tassazione sulle sigarette elettroniche sono un’autentica chimera. Con conseguente buco nei conti.