Bankitalia: una famiglia su due con meno di 2.000 euro al mese
Un rapporto di Bankitalia evidenzia la grande disuguaglianza sociale nel nostro Paese. In Italia, una famiglia su due vive con meno di 2.000 euro al mese. Metà della ricchezza è concentrata nelle mani di pochi eletti
Il potere nelle mani di pochi. I ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri ma soprattutto, sempre di più. Sull’onda della notizia riportata qualche giorno fa, in cui affermavamo che il 50% della ricchezza mondiale sta, di fatto, nelle mani di 85 super ricchi, arriva un’altra indagine che ci riguarda da vicino. Bankitalia ha pubblicato il bilancio economico delle famiglie italiane inerenti al periodo 2010-2012 ed ha evidenziato che il 50% di esse, vive con meno di 2.000 euro al mese.
“Tra il 2010 e il 2012 – spiega Banca d’Italia sul rapporto – il reddito familiare ha subito in media un calo di circa il 7,3%, mentre la ricchezza media del 6,9%. La decrescita, in termini di reddito equivalente, è stata più accentuata per i lavoratori indipendenti rispetto a quelli dei dipendenti e delle persone in condizione non professionale. Il reddito equivalente si è ridotto per tutte le classi di età, tranne per coloro con più di 64 anni, per i quali è rimasto invariato (coloro che hanno raggiunto la pensione ndr.). Per le classi di età più giovani, invece, il reddito equivalente diminuisce significativamente rispetto alla media generale”.
Nel dettaglio – Metà delle famiglie vive con meno di 2.000 euro al mese. In particolare, solo la metà delle famiglie ha un reddito annuo superiore ai 24.590 euro (circa 2.000 euro al mese), mentre il 20% conta su un reddito inferiore ai 14.457 euro (1.200 euro al mese). C’è poco da meravigliarsi… Il 10% delle famiglie a più alto reddito, invece, percepisce più di 55.211 euro.
Anche in Italia, la ricchezza nelle mani di pochi – La ricchezza familiare netta, data dalla somma delle attività reali (immobili, aziende e oggetti di valore) e delle attività finanziarie (depositi, titoli di Stato, azioni, ecc.) al netto delle passività finanziarie (mutui e altri debiti), presenta un valore medio (cioè quello detenuto dalla famiglia che occupa la posizione centrale nella distribuzione della ricchezza) pari a 143.300 euro. L’indagine di Bankitalia evidenzia ancora una volta che il 10% delle famiglie più ricche possiede il 46,6% della ricchezza netta familiare totale (45,7% nel 2010). “La quota di famiglie con ricchezza negativa – si legge nel rapporto – è aumentata al 4,1, dal 2,8% del 2010. La concentrazione della ricchezza, misurata in base all’indice di Gini, è pari al 64%, in aumento rispetto al passato (era il 62,3% nel 2010 e il 60,7 nel 2008)”. “L’aumento nella disuguaglianza della ricchezza è in parte attribuibile al calo del valore delle abitazioni, che è stato maggiore per le famiglie meno agiate”.
“La cosa più scandalosa – dichiara Codacons – non è che il 10% delle famiglie possieda il 46,6% della ricchezza, ma che in questi anni questa fascia della popolazione abbia pagato meno tasse. A fronte di un incremento generale della pressione fiscale che ha riguardato tutti, infatti, questi ricchi hanno avuto, in proporzione, un aumento inferiore rispetto ai poveri e al ceto medio. Questo perché in questi ultimi anni, ed in particolare dopo lo scoppio della crisi, si sono chiesti i maggiori sacrifici a chi già faceva fatica ad arrivare a fine mese invece che a chi poteva permetterselo, violando sempre più l’art. 53 della Costituzione sulla progressività del sistema tributario, decidendo di aumentare le tasse indipendentemente dal reddito”.
L’analisi dell’Associazione dei Consumatori è chiarissima e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Tempo fa, ci indignavamo al cospetto delle disuguaglianze sociali degli altri Paesi. Ora (oramai da anni), quella malata oligarchia ha colpito anche noi. Chi governa, rientra di certo il quel privilegiato 10% ed esaminando il loro modus operandi possiamo trarre le nostre tristi conclusioni.