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Legge elettorale: l’Italicum e le prime proiezioni

La nuova legge elettorale prende vita. Dopo Berlusconi, anche la direzione del Pd approva la proposta di Renzi. Non senza polemiche.

Dopo il sì di Berlusconi, arriva anche l’approvazione della direzione del Partito Democratico. L’Italicum, questo il nome della nuova legge elettorale, si è imposto ieri pomeriggio con 111 voti favorevoli. Sono invece 34 gli astenuti.

Il “nuovo” modello proporzionale con premio di maggioranza dovrà essere vagliato e approvato prima delle elezioni europee (tema che in molti sottovalutano ma che sarà determinante anche per il futuro del nostro Paese). Seppure una netta maggioranza abbia appoggiato la proposta di Matteo Renzi, l’asincronia all’interno del Partito Democratico s’è palesata concretamente. A destare maggior scalpore è stata la decisione di Gianni Cuperlo che, incalzato personalmente dal nuovo Segretario, si è alzato infuriato e ha lasciato la presidenza (sta valutando le dimissioni?). “La riforma elettorale – afferma Cuperlo prima della sfuriata – non risulta ancora convincente perché non garantisce né la rappresentanza adeguata né il diritto dei cittadini di scegliere gli eletti, né tanto meno una ragionevole governabilità”. Pronta la replica tagliente di Renzi, causa scatenante della “fuga” di Cuperlo: “Gianni, questo tuo riferimento alle primarie o alle preferenze avrei preferito che lo avessi posto quando ti sei candidato. Perché se me lo dice Fassina, che prende 12 mila voti, è un conto. Altro se me lo dice chi entra in Parlamento nel listino bloccato. Non è accettabile che il tema delle primarie venga posto strumentalmente da chi non le ha fatte”.

Cuperlo, dalemiani e bersaniani da una parte (che sono però solo riusciti ad astenersi), renziani e franceschiniani dall’altra. Il Partito Democratico si spacca. Le polemiche incalzano e durante la riunione di direzione c’è chi contesta ancora l’incontro con Berlusconi. Renzi ironizza: “Con chi dovevo discutere, con Dudù? Il Cavaliere è legittimato non da noi ma dal voto di milioni di italiani. Io non sono subalterno a lui, non ne ho paura al punto da cambiare le mie idee se sono le sue”.

Mettendo da parte le nuove avversità del Partito Democratico ecco in sostanza cosa potrebbe accadere alle nuove elezioni con la nuova legge elettorale che ricordiamo adotterebbe un metodo proporzionale, con premio di maggioranza, soglie di sbarramento, circoscrizioni provinciali e doppio turno. Una sorta di metodo spagnolo modificato per favorire i piccoli partiti. A delineare la proiezione dell’Italicum è stata YouTrend per Repubblica.it: se si andasse a votare oggi e fossero confermate le intenzioni di voto rilevate dagli istituti demoscopici inerenti agli ultimi 15 giorni, si andrebbe comunque al ballottaggio. Di fatti, nessun partito arriverebbe al 35%. Ma chi se la giocherebbe? La risposta è piuttosto banale: Pd, Forza Italia e M5s. Il Pd, per esempio (come si evince dall’immagine tratta dal sito di Repubblica), dato sopra il 30%, vincendo al ballottaggio otterrebbe 334 seggi, contro i 150 di Forza Italia e i 146 del Movimento di Grillo. Se invece vincesse al ballottaggio Forza Italia, al Pd andrebbero 177 seggi e al M5S 119. Se infine fosse il partito di Grillo ad accedere al ballottaggio e a battere il Partito di Renzi, sarebbero i grillini a vincere i 334 seggi, lasciando il Partito Democratico a 175 e Forza Italia a 121.

Non è da escludere tuttavia una vittoria diretta del Partito Democratico o di Forza Italia, uniche forze politiche che potrebbero raggiungere la soglia del 35% e aggiudicarsi così, al primo turno, il premio di maggioranza.



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