Blitz anti corruzione a Reggio Calabria: agli arresti funzionari pubblici
Scatta l'Operazione ''Ceralacca 2''. Spunta un'agenda che inchioda imprenditori e funzionari
Alcuni funzionari e pubblici dipendenti calabresi, veneti, toscani e marchigiani da oggi hanno qualcosa in comune. L’Italia unita da ben 16 ordinanze di custodia cautelare e non solo . Questa mattina, alle prime luci dell’alba, la guardia di finanza di Reggio Calabria ha portato a termine una rilevante operazione anti corruzione. Appalti truccati e corruzione. La misura preventiva è stata adottata per scongiurare il pericolo dell’inquinamento probatorio. Un pericolo che pare essere effettivamente concreto in casi come questo. L’applicazione delle 16 misure cautelari non è l’unico provvedimento giudiziario. Infatti, i finanzieri hanno portato ad esecuzione 45 perquisizioni, un sequestro preventivo a carico di 12 società, un’ interdizione dall’esercizio di attività di impresa e il sequestro di beni per un valore patrimoniale di 40 milioni di euro. Dalla provincia di Reggio Calabria provenivano gli ordini di corruzione in grado di pilotare l’andamento e l’aggiudicazione degli appalti pubblici nel reggino ed oltre. Durante la perquisizione negli uffici della Isotech s.r.l. è spuntata fuori una Agenda con la A maiuscola. Un vero e proprio registro imprenditoriale della corruzione. Una prova a carico dell’azienda dei Bagalà bella e buona. Un’agenda che aveva la funzione di registrare le spese sostenute dall’impresa. Le mazzette date alla burocrazia calabrese che chiudeva un occhio facilmente e, con la stessa facilità scendeva sporchi a compromessi. Beni finiti nelle mani dei dipendenti degli uffici tecnici della Sorical, società mista a maggioranza regionale, per l’aggiudicazione illegale di appalti di ogni tipo. Associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, il reato contestato agli imprenditori. Corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio, il reato a carico dei tecnici. L’Operazione anti corruzione Ceralacca II è solo la seconda parte di di un’inchiesta giudiziaria che già nella primavera del 2012 aveva portato a galla un sistema occulto e illegale di business antico. Un sistema di guadagni facili che operava da tempo e che secondo il PM Matteo Centini avrebbe portato nella cassa della banda malavitosa un cospicuo bottino.