Economia

Disoccupazione raddoppiata in 6 anni: la ripresa è lontana

Il tasso di disoccupazione continua ad aumentare e sfiorerà nel 2016 il 13%. Solo nel 2018 sarà possibile la ripresa. Ma è tutto da verificare. A lanciare l'allarme è l'Ilo, l'Organizzazione internazionale del lavoro.

Altro che ripresa – L’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) avverte: “In Italia la disoccupazione ha raggiunto nel 2013 il 12,2% e continuerà ad aumentare”.

Il dato è sconcertante e tangibile: nel giro di 6 anni, la disoccupazione in Italia è raddoppiata. Il 6,1% registrato nel lontano 2007 è oramai solo un ricordo. Le stime contenute nel rapporto dell’Ilo “Global Employment Trends 2014” non sono poi rassicuranti: il tasso di disoccupazione è destinato a salire ulteriormente nei prossimi anni: 12,6% per quest’anno e 12,7% per il 2015-2016.

L’emergenza maggiore riguarda, in Italia, i giovani adulti, ovvero i cittadini di età compresa tra i 25 e i 34 anni:
“I giovani adulti – sottolinea l’Ilo – sono i primi ad affrontare la perdita del posto di lavoro in tempi di crisi a causa della minore anzianità e della protezione garantita ai lavoratori più anziani. Allo stesso tempo non possono spesso godere dei programmi specifici per l’occupazione giovanile o per la formazione, così da migliorare le loro chance di occupabilità”.
“Chiaramente – informa ancora l’organizzazione – questa concentrazione di perdite di posti tra i più giovani mina le speranze di una ripresa più rapida, a meno che le autorità non assumano iniziative decisive per espandere i loro sforzi anche per l’inclusione dei giovani adulti”.

Bocciate quindi le politiche d’austerità attuate dai governi dell’Unione Europea (vedi l’esperienza Monti) che con l’intento di risanare i conti pubblici sono riusciti solo a deprimere la domanda aggregata senza peraltro rimettere in sesto l’economia dei Paesi dell’Eurozona. Ecco cosa si legge nel rapporto dell’Ilo su questo tema: “Nei paesi in crisi nella periferia dell’Eurozona (i cosiddetti ‘Piigs’: Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna), le misure di consolidamento fiscale hanno avuto effetti negativi diretti sui consumi privati e, di conseguenza, la crescita è calata più del debito, aumentando ulteriormente il peso del debito in relazione al Pil”.

Un disagio diffuso – A livello globale, tra il 2007 e il 2013 (gli anni della crisi), il tasso di disoccupazione è salito dal 5,5% al 6% (in Europa l’incremento del tasso è stato più netto: dal 5,8% all’8,6%, proprio in relazione alla media innalzata dai Piigs). Tra le cosiddette “economie sviluppate” che hanno segnalato un calo e che vedranno assestarsi nei prossimi anni il tasso di disoccupazione troviamo solo gli Stati Uniti e il Regno Unito. Mentre Germania, Canada e Giappone risultano aver registrato solo piccoli miglioramenti.

“Esiste il rischio che le politiche monetarie e fiscali continuino a non essere coordinate – spiega l’Ilo – in quanto l’austerità fiscale è perseguita con la creazione di liquidità non convenzionale e accomodante da parte delle banche centrali degli Stati Uniti, dell’Eurozona e del Giappone”. In questo modo, il calo della disoccupazione auspicato alla (forse fantomatica) soglia dell’8% nel nostro Paese potrebbe registrarsi solo a partire dal 2018. “Nel corso del 2013 – sentenzia l’organizzazione – sono stati registrati segnali di ripresa economica nell’Ue e nelle economie avanzate spiega il dossier. Tuttavia, i miglioramenti di produttività e competitività non sono ancora abbastanza forti per invertire la tendenza dell’esteso e crescente divario occupazionale”.

E pensare a quante volte ci siamo sentiti dire: “Siamo vicini alla fine della crisi…”. A quanto pare la “luce” è ancora molto lontana e quel 2018, data ipotetica della ripresa, proprio grazie alle innumerevoli fandonie raccontateci, sembra essere un ingannevole miraggio, o meglio, un’utopia. Perché in pochi tengono conto di una cosa: i disoccupati sono milioni, ma altrettanti milioni di occupati sono costretti a vivere con stipendi da fame. Questa è l’Italia… Purtroppo.



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