Kiev: ex ministro dell’Interno preso a manganellate
Lutsenko è tra i feriti che sono seguiti agli scontri tra la polizia e i manifestanti che protestavano contro la condanna a sei anni per tre militanti di estrema destra
La tensione sociale in Ucraina non sembra destinata ad abbassarsi. Nelle ultime ventiquattro ore, forti sono le polemiche circa la repressione messa in campo dalle autorità come risposta alla manifestazione di protesta organizzata dopo la condanna a sei anni di arresto per tre militanti di estrema destra. I tre sono accusati di aver organizzato un attentato contro una statua raffigurante Lenin.
Nella notte scorsa, a Kiev, e nello specificio davanti al tribunale di Sviatoshin, si sono registrati numerosi scontri tra manifestanti e polizia. Il bilancio è stato di oltre trenta feriti, di cui una ventina tra le forze dell’ordine. Tra i dimostranti alcuni sono finiti in ospedale, e tra di essi anche l’ex ministro dell’Interno Iuri Lutsenko.
Le immagini raffiguranti il volto di Lutsenko coperto di sangue hanno fatto rapidamente il giro dei principali media internazionali, ponendo ancora una volta l’accento sulla repressione che ha caratterizzato gli ultimi mesi in Ucraina. I suoi familiari dell’ex ministro hanno denunciato che Lutsenko è stato preso a manganellate dagli agenti. Il politico adesso è ricoverato in terapia intensiva. Tra i manifestanti feriti anche tre esponenti del partito ultranazionalista Svoboda.
La moglie dell’ex ministro ha dichiarato: “Quando la gente e i Berkut (le teste di cuoio ucraine, ndr) hanno iniziato gli scontri, lui si è messo in mezzo, tentando di calmarli. Hanno cominciato a colpirlo con i manganelli finché non ha perso i sensi“. A Lutsenko i medici hanno diagnosticato una commozione cerebrale, un taglio alla testa che ha richiesto dei punti di sutura e tre emorragie subdurali.
Come detto, la manifestazione di protesta è nata dopo che si era diffusa la notizia della condanna a sei anni di carcere per tre militanti del movimento di estrema destra Patriota d’Ucraina, già tratti in arresto nell’estate del 2011. I tre sono accusati di essere gli artefici di un progetto dinamitardo che puntava a distruggere il monumento in onore di Lenin presente nella città di Borispil. I tre si sono sempre dichiarati innocenti e hanno accusato le autorità di aver ordito contro di loro un complotto.