Elezioni in Piemonte non valide, clamorosa sentenza del Tar
Clamorosa sentenza del Tar del Piemonte, che ha annullato le elezioni regionali del 2010 in seguito al ricorso della sconfitta candidata del Pd Mercedes Bresso. Le irregolarità nella presentazione delle firme della lista "Pensionati per Cota", i cui voti furono decisivi per la vittoria del governatore
A quattro anni di distanza dal voto, il Tar del Piemonte ha emesso una sentenza con la quale ha annullato il risultato delle elezioni regionali del 2010, che videro la vittoria del leghista Roberto Cota sulla candidata del Pd Mercedes Bresso. Si tratta di un’iniziativa senza precedenti assunta da un tribunale amministrativo, che fa seguito al ricorso presentato dalla stessa Bresso e da Luigina Polacco, rappresentante della lista dei pensionati del centrosinistra, in merito ad alcune irregolarità emerse nella raccolta delle firme di una lista antagonista che appoggiava Cota, “Pensionati per Cota”: la lista aveva infatti falsificato le firme oltre a candidare persone inesistenti. In seguito a queste irregolarità il consigliere regionale espresso da questa lista, Michele Giovine, era stato condannato in via definitiva dalla Cassazione a due anni e otto mesi nel novembre scorso. La lista dei “Pensionati per Cota” aveva portato 27mila voti alla coalizione dell’attuale presidente della Regione, decisivi per la vittoria con soli 9mila voti di scarto rispetto all’ex governatrice del Pd.
Così il Tar ha annullato la proclamazione degli eletti al consiglio regionale “ai fini della rinnovazione della competizione elettorale”, come si legge nel dispositivo consegnato oggi alle parti in causa. Secondo i legali della Bresso, il presidente della Regione Cota dovrebbe, vista l’esecutività della decisione del Tar, sciogliere immediatamente il Consiglio regionale e indire nuove elezioni. L’annullamento della proclamazione degli eletti porta infatti alla decadenza della Giunta regionale e, quindi, alla sospensione di tutta l’attività in corso.
“Seppure in ritardo è stata fatta giustizia. La sentenza è immediatamente esecutiva e ci sono i presupposti per andare a votare insieme alle elezioni europee” ha affermato con soddisfazione la Bresso. “Non ho tuttavia intenzione in questo clima politico di ricandidarmi alle prossime regionali ,in questo senso ho già dato. La mia ambizione è di ritornare al Parlamento europeo. In ogni caso deciderà il Pd” ha concluso.
Di umore opposto Roberto Cota, il quale ha affermato: “Andrò avanti, chiedo giustizia”, annunciando l’intenzione di fare ricorso al Consiglio di Stato. La sentenza, per Cota, “è una vergogna”, e a suo giudizio la magistratura non ha tenuto conto delle stesse irregolarità di una lista collegata alla Bresso, quella dei “Pensionati per Bresso” di Luigina Polacco: “Si valuta l’irregolarità di una lista e non quella di un’altra lista collegata a Bresso”. “Chi oggi canta vittoria dovrebbe spiegare le irregolarità della propria lista”. “Non si può andare contro la volontà popolare” hanno dichiarato diversi esponenti della maggioranza che sostiene governatore.
Ci va giù duro anche il segretario della Lega Nord Matteo Salvini, che in un post su Facebook parla di “attacco alla democrazia. Altro che mutande! (ndr riferimento alle mutande verdi acquistate da Cota con i soldi dei rimborsi, secondo le indagini in corso) Forse a qualcuno hanno dato fastidio i 30 milioni di risparmio secco, all’anno, dei costi della politica in Regione. Forza Piemonte, forza Lega, continuiamo a lavorare”. E la Lega Nord domani unirà le forze in una trasferta a Torino per manifestare contro una sentenza definita “anti-democratica” dagli stessi leghisti . “Domani tutti a Torino. Giudici, comunisti e giornalisti: giù le mani dalla Lega e dal Piemonte”, scrive ancora Salvini, che guiderà la manifestazione.
In caso di nuove elezioni a breve, a farsi avanti per il centrosinistra potrebbe essere l’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino, molto vicino a Renzi e attuale presidente della Compagnia di San Paolo. Un caso curioso è che proprio oggi è stata archiviata l’indagine a carico suo e di altri dirigenti del Comune in merito alla mala gestione dei locali dei Murazzi del Po, centro della movida torinese. Oggi il sostituto procuratore Andrea Padalino ha chiuso l’indagine e l’ex sindaco di Torino non figura quindi più tra gli indagati.