Attualità Italiana

Prof pubblica post offensivo su Facebook definendo gli studenti cerebrolesi

Pesanti offese nei confronti degli studenti calabresi pubblicati sulla bacheca Facebook di una professoressa di Bergamo, lei si difende dicendo di non avere nulla a che fare con questa storia

Università di Bergamo, sulla bacheca del professore di diritto penale e criminologia, appare un post(accio) discriminatorio e offensivo. Il docente avrebbe pubblicato nel suo ”profilo personale”  di facebook una frase diffamatoria e discriminante contro gli studenti calabresi che fraquentano l’università di giurisprudenza nella città bergamasca. Il penalista in questione è una professoressa associata, Alessandra Szego. Visto la materia di cui è insegnante la studiosa, si darebbe per scontato che , quanto meno, fosse a conoscenza del reato che stava portando a compimento nella pubblicazione della frase che consiglia agli studenti calabresi di ritornare nella terra di origine dove, con molta probabilità, anzi, quasi certamente, a detta della docente, avranno modo di trovare un impiego lavorativo nella ‘Ndrangheta. Come a dire che la cultura mafiosa ha radici territoriali. C’è da chiedersi cosa ne penserebbero i giudici Falcone e Borsellino che molto fecero per sconfiggere il fenomeno mafioso, fino a spenderci anche la vita e morendo per un ideale di giustizia. Eppure erano siciliani. Ma, probabilmente, la studiosa criminologa ha sottovalutato la gravità del proprio commento sul social network, almeno fino a quando la notizia non si è sparsa all’interno della università di Bergamo. Infatti, un gruppo si studenti si è rivolto direttamente alla preside della facoltà, Barbara Pezzini, mostrando  la frase discriminatoria che ancora ieri pomeriggio compariva sul ”profilo” personale di facebook a nome di Ale Szego. Da settembre, a inizio semestre, durante le lezioni di diritto penale, si sentiva una chiara ostilità da parte della docente. Diverse volte, a detta degli studenti, avrebbe usato parole discriminatorie, inammissibili sempre e ovunque, ma, a maggior raggione, all’interno di una università e, addirittura, durante le lezioni di diritto penale. Per risolvere il caso, la preside ha fissato un appuntamento ufficiale con gli studenti per domani; nel frattempo provvederà a prendere informazioni per avere una situazione più chiara, utile ad assumere i provvedimenti previsti per un caso del genere. Avrebbe anche sentito la professoressa Szego che ritiene di essere vittima di una ritorsione duvuta ad un compito scritto andato male. Un compito che gli studenti avrebbero fatto con scarsi risultati. E, per vendicarsi del voto insufficiente, qualcuno avrebbe violato la password di facebook del profilo incriminato. Solo per tutelare l’università non ci sarà nessuna querela contro ignoti a tutela della docente. Appare una questione complicata, almeno ad oggi.

Se la docente volesse dire la sua in merito saremmo pronti ad ascoltare la sua versione dei fatti pubblicando una esplicativa intervista.

Nausica Scalese



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