Minacce a pm Di Matteo, Ingroia: “Un attentato oggi servirebbe al Governo”
Ieri a Palermo si è svolta una manifestazione di sostegno al pm minacciato da Riina. Solidarietà dalla folla, mentre una delegazione del Csm 'dimentica' di incontrare Di Matteo
Se qualcuno ha nostalgia di un passato fatto di sangue, con i colpevoli che non stanno soltanto tra coloro che tradizionalmente sono i ‘cattivi’ ma anche tra quelli che dovrebbero rappresentare i ‘buoni’, Palermo, e con essa tutta l’Italia che crede nella giustizia, non ci sta. A ribadirlo è stata la manifestazione di solidarietà al pm Nino Di Matteo andata in scena ieri nel capoluogo siciliano. Il magistrato, tornato recentemente nel mirino delle minacce del boss Totò Riina, ha ricevuto il sostegno della folla ma non quello ufficiale delle istituzioni.
Difficile, infatti, interpretare in maniera diversa la svista compiuta dalla delegazione del Csm che, guidata dal vicepresidente Michele Vietti, si è recata al palazzo di Giustizia di Palermo, tralasciando di incontrare Di Matteo e gli altri magistrati che lavorano nel processo sulla trattativa Stato-mafia.
Dopo le minacce di Riina – sfogo frustrato di un boss o megafono di un messaggio che proviene da altri? – e i messaggi inquietanti che da mesi circolano negli ambienti palermitani in cui opera Di Matteo, l’atmosfera è sempre più pesante e il pericolo di un ritorno alle stragi di mafia più concreto.
A dire la sua ieri è stato anche l’ex procuratore aggiunto Antonio Ingroia che, senza usare mezzi termini, ha interpretato l’attuale cornice sociale e politica, ritenendola ‘ideale’ per un ritorno alla violenza eclatante: “Il pericolo (di una strage, ndr) c’è sempre, soprattutto nei momenti di grande fibrillazione e di tensione, anche nei momenti di instabilità politica come questo; in genere le stragi hanno la funzione di stabilizzare. Per stabilizzare un quadro politico, come questo delle larghe intese, è chiaro che un bell’attentato mafioso, soprattutto quando c’è un vicepremier (Alfano, ndr) che dice di stare dalla parte della magistratura, servirebbe a sostenere di più questo governo“.
Ingroia, poi, ha commentato la mancata visita a Di Matteo da parte della delegazione del Csm: “Purtroppo non sono meravigliato. L’approccio burocratico che il Csm ha ormai da anni rispetto al tema della solitudine dei magistrati impegnati sul tema della lotta alla mafia in generale, e soprattutto nei confronti di quelli che hanno toccato certi fili, non è stato mai di sostegno ma di critica, isolamento e a volte persino persecuzione. Quindi che il Csm, oggi, non abbia fatto un’ipocrita visita ai magistrati più esposti forse è un gesto più onesto e coerente rispetto a come si è comportato sino a ora”. Da parte del diretto interessato, il pm Di Matteo, invece sono arrivate soltanto parole di ringraziamento per i manifestanti: “Devo semplicemente dirvi grazie. Non importa assolutamente Quando diranno che questo è un modo pericoloso per un magistrato, come se il magistrato facesse politica, non hanno capito nulla. Il magistrato politicizzato è un altro tipo di magistrato, non quello che sente di ringraziare del sostegno e della passione per la verità che tanti cittadini dimostrano. È importantissimo quello che fate“.