Cie di Ponte Galeria: cinque immigrati si cuciono la bocca per protesta
Altre proteste avevano già interessato nei mesi scorsi il centro di identificazione ed espulsione romano. Soltanto pochi giorni fa il video shock dal cie di Lampedusa
Dopo la denuncia shock dei trattamenti a cui sono sottoposti gli ospiti del Centro d’identificazione ed espulsione (Cie) di Lampedusa, oggi un altro episodio ha riportato l’attenzione sulle condizioni di vita all’interno dei cie dislocati sulla nostra penisola. A Ponte Galeria, in provincia di Roma, cinque magrebini ospitati nel Cie locale hanno inscenato una protesta molto cruenta.
I cinque – quattro di origine tunisina e un marocchino, tutti di età compresa tra i 20 e i 40 anni – si sono cuciti la bocca per manifestare contro il prolungarsi della loro permanenza nella struttura e contro il futuro che prevede il ritorno forzato nel paese di provenienza.
Alla scoperta del fatto – i cinque si trovavano tutti in cella – sono intervenuti i membri del personale medico, i quali hanno provveduto a prestare le cure del caso. Le condizioni degli immigrati, stando a quanto riportato dal Garante dei detenuti della regione Lazio, sarebbero state tali da non richiedere il trasferimento in ospedale.
Il Cie di Ponte Galeria è stato già interessato, negli scorsi mesi da diverse proteste contro le nuove direttive del ministero degli Interni che prevedono un periodo di detenzione più breve, ma anche la creazione di vere e proprie celle.
In Italia sono sei i cie attivi, mentre sette sono quelli chiusi dal giugno 2012 al novembre di quest’anno. Il rapporto “Arcipelago Cie” prodotto da Medici per i diritti umani (Medu), intanto, ha stabilito che nel 2012 le persone che sono passate dai cie sono state 7.944. La metà di esse è stata rimpatriata, mentre 1.049 sono gli immigrati che sono riusciti a fuggire e 415 quelli dimessi per scadenza dei termini.