Attualità Italiana

Terra dei Fuochi, scoperta discarica con esalazioni tossiche vicino al Vesuvio

La Terra dei Fuochi colpisce ancora, ed è stata rinvenuta una discarica a cielo aperto nel Parco del Vesuvio, con rifiuti che emanano esalazioni tossiche

Continua lo scandalo rifiuti tossici in Campania, nella Terra dei Fuochi, ed ora è stata scoperta una discarica nei pressi del Vesuvio, con esalazioni tossiche. Si tratta di un’area di 2mila e 500 metri quadrati, con rifiuti a cielo aperto. A scoprirla sono stati gli agenti del Corpo Forestale dello Stato a San Giuseppe Vesuviano, in provincia di Napoli. La discarica a cielo aperto con esalazioni tossiche si trova nel Parco Nazionale del Vesuvio. A quanto pare, all’interno di quest’area avviene lo stoccaggio di rifiuti, e sono state proprio le esalazioni tossiche a far individuare la presenza della discarica in questione.

La zona in cui sono confinati i velenosi rifiuti è situata in località Vasca di Pianillo, proprio a ridosso dell’area protetta. Gli agenti della Forestale hanno messo in guardia sulla presenza di tale discarica, che mette a rischio l’habitat naturale del Parco del Vesuvio, animali e vegetali, ma soprattutto può provocare gravi danni alla salute dell’uomo. Ora gli Agenti della Forestale di San Sebastiano al Vesuvio, insieme al personale dell’Arpac di Napoli, si stanno occupando di indagare su chi abbia fatto sì che tali rifiuti tossici finissero in quel luogo. La zona è stata sequestrata.

L’area interessata si trova a ridosso della superstrada 268. Vi sarebbero moltissimi rifiuti datati ad almeno dieci anni fa. Sarebbe presente anche una grossa quantità di lastre di amianto abbandonate nelle vicinanze della vecchia discarica.

Insomma, la Terra dei Fuochi colpisce ancora, e questa volta con un’altra discarica a cielo aperto che emana esalazioni tossiche provenienti da rifiuti vecchi e nuovi. L’emergenza in Campania è davvero allarmante, con gravi rischi per la salute dei cittadini a causa dei fumi velenosi, delle coltivazioni ormai intossicate, dell’allevamento di bestiame che mangia in quelle zone, e per la possibilità non lontana che vi sia già stato un inquinamento delle falde acquifere.



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