Attualità Italiana

Lecce, 61enne si spaccia per attraente modello e adesca minorenne

61enne si spaccia per modello attraente per adescare minorenne in chat. Dopo lunghe conversazioni telefoniche l'uomo incontra la sua vittima

Si era spacciato per aiutante modello per adescare una giovane 16enne sulla chat, ma in realtà ha 61 anni. L’uomo corteggiava la sua vittima sulla chat, tentando di conquistare la sua fiducia per poi violentarla. Si tratta di Giuseppe Baglivo, un dipendente comunale di Tricase, in provincia di Lecce. Si era spacciato per un giovane e attrante modello di 21 anni. L’uomo parlava ore e ore per telefono con la 16enne. Il più delle volte le telefonate erano a sfondo sessuale.  Del caso se ne sta occupando il procuratore Carmen Ruggiero. Baglivo si sarebbe approcciato alla 16enne facendo finta di essere un amico di Michele, il famoso fotomodello con cui la ragazza era convinta di avere una relazione e di consegnarle un regalo da parte sua. Dopo averla convinta a salire in macchina con lui, l’ha portata in un luogo isolato e lì avrebbe approfittato di lei.
Ma quella non fu l’unica occasione in cui l’uomo abusò della 16enne. L’episodio è accaduto anche altre volte presso l’abitazione dell’indagato. Pare che l’uomo abbia costretto la giovane a compiere atti di autoerotismo con oggetti vari e poi a farsi fotografare e filmare. Se la giovane si fosse rifiutata sarebbe andata incontro a ritorsioni. Il 61enne, infatti, ha minacciato la 16enne di non raccontare nulla ai suoi familiari. “Sarebbe stato peggio per lei e la sua famiglia”, ha raccontato la 16enne. Nel corso delle perquisizioni presso l’abitazione dell’uomo pare che siano stati trovati dei cd-rom dentro i quali vi erano immagini e filmati che il 61enne girava con la minorenne.
La vicenda è accaduta tra il 2009 e il 2011. L’uomo è accusato di sostituzione di persona, pornografia minorile e detenzione del materiale pedopornografico, nonché di violenza sessuale ai danni della minore. I legali dell’uomo hanno respinto le accuse. Adesso dovranno passare 20 giorni e l’uomo sarà nuovamente interrogato dagli inquirenti.



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