Attualità Italiana

Croazia al voto per impedire i matrimoni gay: importante l’influenza della comunità cattolica

Nei sonaggi sono strafavoriti i sostenitori della modifica costituzionale. Parere negativo, invece, da parte del governo di centrosinistra e delle associazioni per i diritti civili

Referendum che farà senz’altro discutere, quello oggi indetto in Croazia. I cittadini del paese da poco entrato a far parte della Comunità europea sono chiamati a recarsi alle urne per votare una modifica alla Costituzione che potrebbe fissare un paletto all’interno dell’universo dei diritti civili, andando così a toccare un argomento al centro delle discussioni politiche di molti paesi, compreso il nostro dove si discute molto ma finora è stato fatto ben poco, ovvero la possibilità di matrimonio per persone dello stesso sesso.
La modifica proposta agli elettori croati prevede la specificazione del matrimonio come “unione tra un uomo e una donna”. Vincesse il sì, il futuro in Croazia per tutti coloro che sperano in un maggior rispetto delle libertà individuali sarebbe senz’altro meno roseo.
A essere chiamati in causa saranno tre milioni e ottocentomila votanti. Se per avere i primi risultati parziali bisognerà aspettare almeno le prime ore della serata, i sondaggi raccolti alla vigilia del voto dicono che a essere strafavoriti sono i sostenitori del ‘‘, per i quali si profilerebbe una schiacciante vittoria.
In Croazia vi è una forte maggioranza cattolica che potrebbe incidere pesantemente sugli esiti della consultazione elettorale. Da parte del governo di centrosinistra e delle numerose organizzazioni per i diritti civili che operano in Croazia, invece, è stata espressa la propria contrarietà alla modifica costituzionale.
Nella giornata di sabato sono state indette delle manifestazioni a sostengo del ‘no‘. Un attivista per i diritti civili ha dichiarato: “Io voterò contro chiedo a tutti di fare lo stesso. Queste questioni non devono trovare posto nella Costituzione perché il progresso della società deve essere favorito non ostacolato, soprattutto in tempi di crisi economica, quando sarebbe meglio discutere dei diritti dei lavoratori”.

 

 



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