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Siria, l’appello del papa: “Cessino le violenze e vi sia rispetto per la libertà religiosa”

Bergoglio ha incontrato il patriarca di Antiochia Gregorios III Laham, guida della comunità greco-melkita. Per il pontefice: "Non bisogna rassegnarsi a pensare al Medio Oriente senza cristiani"

Rispetto verso tutte le confessioni religiose, ma prima di tutto la cessazione delle violenze in Medio Oriente, con in testa la Siria. Questo, l’appello che papa Francesco ha pronunciato oggi nell’ambito di un incontro con la comunità greco-melkita, guidata dal patriarca di Antiochia Gregorios III Laham.
Il pontefice riferendosi alle violenze che oramai vanno avanti dal marzo del 2011 ha fatto un “accorato appello ai responsabili perché cessi ogni violenza e attraverso il dialogo si trovino soluzioni giuste e durature a un conflitto che ha già causato troppi danni”. Bergoglio ha invitato tutti “al rispetto delle varie confessioni religiose” affinché dal dialogo interculturale e religioso possano essere tratte le soluzioni ai conflitti.
Il pensiero – ha detto il papa – va subito ai fratelli e alle sorelle della Siria, che patiscono da lungo tempo una grande tribolazione, prego per quanti hanno perso la vita e per i loro cari“.
A nome della comunità cattolica, il Pontefice ha poi aggiunto: “Crediamo fermamente nella forza della preghiera e della riconciliazione. […] In particolare, esorto al rispetto vicendevole tra le varie confessioni religiose, per assicurare a tutti un futuro basato sui diritti inalienabili della persona, compresa la libertà religiosa. La vostra Chiesa – ha detto Bergoglio rivolgendosi ai membri della comunità greco-melkita – da secoli ha saputo convivere pacificamente con altre religioni ed è chiamata a svolgere un ruolo di fraternità in Medio Oriente. Ripeto anche a voi: non ci rassegniamo a pensare il Medio Oriente senza i cristiani”.
Intanto, da un rapporto prodotto dall’Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati (UNHCR) intitolato “Il futuro della Siria – Bambini rifugiati in crisi”, è emerso come tantissimi, tra i bambini siriani che hanno dovuto lasciare casa rifugiandosi in Giordania e Libano, si ritrovano oggi a essere sfruttati nel mondo del lavoro minorile, vivendo in condizioni di discriminazione e solitudine, lontani dai nuclei familiari di origine.

 

 

 

 



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