India, Marò rischiano la pena di morte?
Marò richiano pena di morte. L’Hindustan Times riferisce che gli investigatori faranno ricorso a una legge del 2002. Intanto si attende il verdetto del giudice
No pena di morte per i Marò. L’India ha riferito che il caso che ha visto coinvolti i due Marò “non rientra tra quelli che sono punibili con la pena di morte”. A dirlo è stato Syed Akbaruddin. Ma un responsabile della Nia ha riferito al The Hinduistan Times: “La nostra logica consiste nel fatto che uccidendo i pescatori i marò hanno commesso un atto che ha messo in pericolo la navigazione marittima. Dal momento che si è verificato un omicidio, sono passibili di essere accusati in base ad una legge che prevede la pena di morte”.The Hindustan Times ha diffuso la notizia che la National investigation agency (Nia), sta portando avanti delle indagini sul caso dei due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. I due sono accusati di avere ucciso due pescatori indiani. Sempre secondo quanto riferito dal giornale locale pare che la Nia abbia presentato un rapporto al Ministero degli Interni, attraverso il quale è stato chiesto di perseguire i due militari in base al “Sua Act” che reprime la pirateria marittima con la pena di morte. Adesso, però, la decisione finale è quella del giudice chiamato a stabilire i capi di accusa a carico dei due marò. Secondo una legge, approvata nel 2002, infatti, in concordanza con i trattati internazionali sulla sicurezza marittima, “Legge per la repressione degli atti illeciti contro la sicurezza della Navigazione marittima e le strutture fisse sulla piattaforma continentale”, è prevista la pena di morte nel caso in cui qualcuno uccide un altro.”Siamo pronti ad ogni evenienza con mosse e contromosse”, ha detto Staffan de Mistura, inviato del governo per la vicenda dei marò all’Ansa. “Attendiamo di vedere il rapporto della Nia che verrà presentato al giudice, per vedere quale sarà la proposta di capo d’accusa da parte della stessa Nia e il capo d’accusa che il giudice riterrà giusto avere nel processo”, continua Staffan.