Attualità Italiana

Regione Sicilia: arrestati dipendenti per appropriazione indebita di denaro pubblico

Arresti di dipendenti della Regione a Palermo. Le accuse sono di appropriazione indebita di denaro pubblico che versavano sui propri conti personali

Arrestati dipendenti della Regione Sicilia, a Palermo. Sono accusati di peculato, truffa, turbata libertà degli incanti, falsità materiale e ideologica. Sono quindici le persone fermate, tra cui 13 sono dipendenti della Regione Sicilia e due sono imprenditori. Tutti agli arresti domiciliari. L’arresto è partito per appropriazione indebita di denaro pubblico, per circa 500mila euro. Una cifra aggravata nei confronti della Stato. L’operazione, condotta dai carabinieri del comando provinciale di Palermo, è stata denominata “Iban”.A quanto parte le 15 persone arrestare avrebbero dirottato sui propri conti correnti i soldi destinati alle forniture. Alcuni avrebbero, invece, “gonfiato” la busta paga con degli straordinari mai fatti. Le indagini erano iniziate l’anno scorso a febbraio, in seguito alla segnalazione di Ludovico Albert, ex direttore della Formazione. I carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura hanno consentito di ricostruire un meccanismo illecito e successiva appropriazione di denaro pubblico fatto versato sui conti correnti personali degli arrestati. Soldi che invece avevano fornito beni e servizi alla Regione.

Qualcosa di illecito si era intuito nei mesi passati. A Emanuele Currao, funzionario dell’area Affari generali del dipartimento dell’Istruzione e della formazione professionale della Regione, gli era giunto un provvedimento di sequestro “conservativo” da parte dei finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Palermo gli avevano sottratto quasi settanta mila euro. In poche parole, i finanzieri gli avevano sequestrato i soldi momentaneamente in attesa che la vicenda giudiziaria si concludesse. Pare che Currao avrebbe gonfiato il suo conto corrente personale con 85 mila euro della Regione, soldi che erano finalizzati al pagamento di alcuni fornitori.
Ma non è finita qui. Currao, infatti, entrava anche nel sistema informatico per disporre i mandati di pagamento con la password della dirigente Maria Concetta Cimino. Proprio per questo motivo era stato sospeso per sei mesi.



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