Crisi economica: crollano le partite Iva e sempre più italiani chiedono aiuto ai genitori
A dispetto dell'ottimismo del Governo, la crisi continua a far crollare la capacità di spesa degl italiani. Negli ultimi cinque anni chiuse il 6,7% delle partite Iva
Nonostante le speranze alimentate dall’attuale Governo circa una ripresa economica che partirà con l’anno nuovo, la crisi continua a funestare il mondo del lavoro e piegando le aspettative di giovani e non.
Stando ai dati ri una ricerca fatta dalla Cgia di Mestre, nell’ultimo lustro, il numero di partite Iva si è ridotto del 6,7%. Tra i lavoratori autonomi, ben il 7,2% si è visto costretto a chiudere la propria attività per l’incapacità di far fronte alla crisi. Il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi ha dichiarato: «In proporzione la crisi ha colpito in maniera più evidente il mondo delle partite Iva rispetto a quello del lavoro dipendente” e questo perché “a differenza dei lavoratori dipendenti, quando un autonomo chiude l’attività non dispone di nessuna misura di sostegno al reddito. Spesso si ritrovano solo con molti debiti da pagare e un futuro tutto da inventare“.
Ma un altro dato contribuisce a fiaccare ancor più gli animi: sono sempre di più infatti le persone che si trovano costrette a chiedere aiuto alla propria famiglia per arrivare alla fine del mese. A tal proposito, da un’analisi Coldiretti/Ixe’ si evince che il 37% degli italiani è stato costretto a chiedere aiuto economico ai genitori per arrivare alla fine del mese; mentre il 14% che ha chiesto sostegno ai parenti e l’8% agli amici.
Rivolgersi alla famiglia diventa la strada più percorsa: soltanto il 14% delle persone che ne hanno avuto bisogno ha deciso di rivolgersi a finanziarie o banche per evitare di incorrere in ostacoli all’accesso al credito, ma anche per via dei costi elevati.
Gli italiani non riescono più a risparmiare, ma neanche a spendere. Secondo gli esperti della Adusbef e Federconsumatori, questa crisi economica ha messo in ginocchio la capacità di spesa degli italiani passata da valori tra i più alti in Europa nel 2001 al triste primato negativo nel 2012 con un crollo del 16,8%.