Augusta in piazza contro l’inquinamento dell’aria: i cittadini vogliono tornare a respirare
I cittadini protagonisti di un sit-in per chiedere maggiore attenzione sulla tutela ambientale della zona circondata dal Polo petrolchimico siracusano
«Augusta è un paese fantasma, non ci aiuta nessuno. Siamo soli». Questa è la rabbia con cui oggi, 26 ottobre, i cittadini di Augusta, comune in provincia di Siracusa, sono scesi in piazza per manifestare il proprio dissenso contro il polo petrolchimico siracusano che da oltre 60 anni emana continuamente sostanze nocive per la salute. Si è trattato, in particolare, di un Sit-in pacifico volto a ricordare un grave problema quale quello dell’ambiente. Tra i partecipanti incontriamo Maria Giannone, 51 anni del Comitato Pro-Ospedale Muscatello, scesa in piazza nonostante un’infezione batterica dovuta ai gas nocivi respirati: «Mi sento male. Ho una congiuntivite dovuta all’aria, mai sofferto di una cosa del genere ed è anche contagiosa, ma sono qui per manifestare con gli altri e ci sarò anche il 15 novembre a Priolo».
Alla manifestazione c’erano per lo più solo le scuole che hanno chiesto il permesso di poter partecipare all’incontro, presentandosi con cartelloni con messaggi molto chiari: “Ci avete rotto i polmoni”, “Vogliamo un’Augusta più pulita”. Forse sono proprio i giovani la speranza di questo Paese. Chi ci vive da tempo, ormai, è solo disilluso. Sono rimasti in pochi a crederci. Molti di quelli che si lamentano, poi si tirano indietro quando è ora di dimostrare qualcosa. Ma i giovani ancora ci credono. A prendere parola, infatti, durante la manifestazione è stato Joseph G., del liceo Classico “Megara”. «Mi sento emozionato perché finalmente il mio liceo ha deciso di scendere in campo contro queste ingiustizie. Secondo me qualche signore sulla poltrona si spaventerà un pochino».
Nel corso della manifestazione un minuto di silenzio è stato fatto in ricordo di coloro che sono morti di tumore. Nel 1980 ad Augusta vi sono state molte segnalazioni di nascita di bambini malformati. In particolare, si è trattato di malformazioni dell’apparato genitale. I dati del Centro nascite di Augusta mostrano un aumento progressivo del numero di nati con difetti congeniti: si parte dall’1,5% del 1980 per arrivare al 3% dei primi anni ’90; si passa dal 3,5% del 96-97-98 fino ad un picco del 5,6% dell’anno 2000.
Prima della manifestazione abbiamo intervistato Mimmo Di Franco, l’organizzatore del sit-in che ci ha illustrato lo scopo e le richieste dei cittadini nei confronti delle autorità e degli enti specifici in merito alla sensibilizzazione ambientale di Augusta.
E’ la prima manifestazione in assoluto? Cosa vi ha spinti proprio adesso a rivendicare il diritto di respirare un po’ d’aria pulita? Io sono stato via 30 anni e da quel che so mi sembra sia la prima manifestazione contro l’inquinamento, problema che ormai da qualche anno si sta facendo più insistente. In queste situazioni ad andarci di mezzo è la salute, a quel punto è opportuno fermarsi e fare un punto della situazione. Volevo specificare che questa manifestazione è a favore dell’ambiente. Non è contro le industrie. Le due cose possono coesistere: si possono mantenere i livelli occupazionali, si posso portare avanti queste industrie, ma gli impianti devono essere messi in sicurezza attraverso una manutenzione mirate che tuteli sia le aziende sia i cittadini. Gli investimenti andrebbero fatti in questa direzione e i soldi non dovrebbero metterseli in tasca. Il ricatto occupazionale, quindi, per me non esiste.
Come si è arrivati a questo punto? Nel 1950 fu insediata la raffineria la RA.SI.O.M. (Raffineria Siciliana Oli Minerali) la produzione e la raffinazione del petrolio in benzina. I pescatori hanno lasciato le loro barche, i contadini i loro campi per andare a lavorare nelle industrie dove avevano la possibilità di guadagnare anche il triplo. Nel 1960 alla prima raffineria si sono aggiunte S.in.cat. (società industriale catanese) del gruppo Edison, Eni ed Erg che hanno raggiunto elevati livelli occupazionali. Nessun problema su queste cose. Finora stiamo vivendo sullo stipendio di allora, prodotto dalle industrie. Nessuno ce l’ha con le industrie. Ma in quel momento storico non esisteva una cultura ambientalista. Si andava lì, si lavorava. Magari qualcuno ha anche dormito sopra l’amianto. Adesso si è presa coscienza di queste cose con la notizia dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che definisce ufficialmente cancerogeno l’inquinamento atmosferico, al pari dell’amianto e del tabacco. Niente di nuovo, ovviamente. Solo l’ufficializzazione da parte di un ente istituzionale. Qui ogni giorno ci domandiamo e cerchiamo di capire cosa sta succedendo. Io non so se la puzza che sentiamo sia cancerogena. Chiamiamo i vigili del fuoco e non ti sanno dare una risposta, proviamo con i vigili urbani stessa cose non sanno dare una spiegazione. Si cerca sempre di mimetizzare. Serve un controllo al più presto.
Cosa chiedete di preciso e cosa pensa che accadrà dopo questa manifestazione? E’ una manifestazione che parte dal basso, dai cittadini e non dalla politica. Chiediamo alla politica, alle autorità istituzionali, agli uffici preposti un maggior controllo delle emissioni dei fumi. Stilare un calendario in modo che qualcuno giorno per giorno controlli cosa c’è nell’aria. E capire se la somma di tutto questo è dannoso o meno. Vogliamo delle risposte e anche che le aziende che superano i limiti di emissione imposti dalla legge siano multati.
Cosa accadrà? Nel breve nulla. Però so che le autorità stanno prendendo coscienza che la popolazione non ne può più. Piano piano forse si arriverà a una soluzione, ovviamente se noi ci fermiamo si fermano anche loro.
Come mai in sessant’anni non si è fatto mai nulla che impedisse di arrivare a questo punto? Magari non tutti erano consapevoli del problema. Se un ingegnere chimico fa un impianto sa se è cancerogeno o no. Magari qualcuno sapeva, ma probabilmente per il livello occupazionale fingevano di non sapere. Qualcuno poteva anche saperlo ma io non posso dirlo perché non ho le prove. Posso solo dire che allora c’era poca cultura ambientalista ora si sta svegliando. A quel tempo c’era più il problema della fame.
Come mai, secondo lei, ad Augusta è aumentata l’attenzione, la sensibilità ai temi dell’ecologia? Siamo stati costretti ad aumentarla. Perché di recente il problema si è fatto più serio. Io gestisco una pagina Facebook “Augusta su Facebook”, dove tutti i cittadini possono dire la loro su tutto ciò che accade nel nostro paese. Negli ultimi giorni le lamentele si erano accresciute di gran lunga. Così abbiamo deciso di fare qualcosa per cercare di aiutare il nostro paese.
Al termine della manifestazione Di Franco ha scritto sulla pagina Facebook di Augusta: «Ringrazio pubblicamente i dirigenti degli istituti e gli studenti che hanno avuto la sensibilità di partecipare al Sit-in per l’ambiente e contro l’inquinamento. Scarsa la partecipazione della città che continua a criticare e a lamentarsi. Ringrazio comunque tutti i presenti. Io continuerò a farmi la barba, guardandomi allo specchio, senza arrossire!».
Complimenti all’autrice dell’articolo perché ha riportato fedelmente le emozioni della giornata di Sit-in.