Napoli: pane tossico dei forni della camorra arriva nei supermercati
Il pane prodotto dai forni abusivi della camorra arriva nei supermercati. Lo scarso igiene dei forni potrebbe causare gravi problemi alla salute
Il pane tossico prodotto dalla camorra arriva nei supermercati? “La camorra dall’inizio della crisi economica ha messo nuovamente e prepotentemente le mani sul mercato alimentare del napoletano e casertano“. E’ la denuncia che giunge dal presidente dell’Unipan, Unione panificatori Campani, Mimmo Filosa e dal coordinatore dei Verdi Ecologisti campani Francesco Emilio Borrelli: “Stanno proliferando forni abusivi di pane ovunque”. Tra Napoli e provincia, infatti, ci sono ormai più di 1500 forni e il numero è in costante crescita. Si tratta di forni, tra l’altro da quanto riferito da Filosa e Borrelli, di forni pericolosi per la salute dal momento in cui si trovano in pessime condizioni igienico-sanitarie. Di conseguenza, non possono che realizzare un prodotto anche tossico: usano gusci di nocciole trattati con agenti chimici, quindi nocivi, e legni trattati con vernici e solventi tossici.
Adesso, però, il problema riguardante tali forni abusivi si fa sempre più complicato. Il pane della camorra, infatti, ha raggiunto anche i supermercati. “Il problema più grave e che oltre alla filiera totalmente illegale che parte dal forno abusivo e arriva alla vendita illegale per strada spesso ancora nei cofani delle macchine o con bancarelle improvvisate il pane della camorra è arrivato nei supermercati e nei salumieri legali”, continuano Filosa e Borrelli. In particolare, i clan hanno capito che in un periodo di crisi come quello attuale, tanto da ritenersi drammatico per quel che riguarda l’aspetto economico, i cittadini sono pronti a rinunciare a tutto, ma non al cibo. A tal fine si spera vivamente che lo Stato possa intervenire, in modo drastico, in merito alla vicenda: “Invochiamo un intervento drastico da parte dello Stato con la istituzione di un tavolo permanente in Prefettura tra Asl, comuni e forze dell’ ordine e l’ applicazione della legge regionale sulla tracciabilità del pane“, riferisce Filosa.
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