News e Cronaca

Novità Facebook, arriva Graph Search: privacy a rischio

In arrivo Graph Search e c'è già chi si preoccupa della privacy. La versione aggiornata è già scaricabile per gli utenti che utilizzano Facebook in inglese

In arrivo Graph Search e sorgono già le prime preoccupazioni per la privacy. La notizia era già stata annunciata nel mese di gennaio. Da oggi è disponibile una nuova versione di motore di ricerca di Facebook con la quale sarà possibile trovare persone, luoghi, foto di amici e conoscenti iscritti sul social network.

Potranno scaricare la versione gli utenti che utilizzano Facebook in inglese per gli Stati Uniti. Graph Search consiste in una barra di ricerca, situata nella parte superiore di ogni pagina, che va a sostituire così la solita barra di ricerca bianca. Graph Search si applica solo in base ai dati contenuti all’interno della piattaforma Facebook.

Sarà, inoltre, possibile porre delle domande specifiche come “quali dei miei amici vive a New York?”, o ancora: “chi dei miei amici è appassionato di Game of Thrones?”. La novità consiste proprio nel fatto che sarà mostrata la risposta e non i collegamenti alle risposte.

La Graph Search è inoltre integrata con il database di Bing, motore di ricerca di Microsoft che consentirà di cogliere le risposte provenienti dal web, talora Facebook non riuscisse a trovarle all’interno del proprio network.  Al momento, la versione aggiornata sarà disponibile solo agli utenti che digitano dagli Stati Uniti o  a coloro che utilizzano la versione americana o inglese del social network. Ma presto verranno introdotte anche le versioni destinate ad altre parti del mondo.

Sembra che chi ha avuto l’opportunità di  “provare” il motore in anteprima, ha notato che il nuovo strumento permetta l’emergere di profili o informazioni “imbarazzanti”, talvolta o addirittura dannose per la reputazione degli utenti. In tal caso, infatti, basterebbe solo un “like” sbagliato, magari messo con leggerezza, per ritrovarsi tra i risultati della ricerca “persone che lavorano in quell’azienda a cui piace il razzismo” o nella lista di “persone sposate cui piacciono le prostitute”.



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