Dal Mondo

Cleveland, le tre donne sequestrate per dieci anni: tutto in un video

Un grazie a tutti quanti abbiano reso possibile la loro liberazione e una richiesta di rispetto della privacy arriva dalle tre vittime del Mostro di Cleveland

“Prima di tutto vorrei ringraziare tutti e dire quanto sono contenta di essere qui nella mia casa insieme alla mia famiglia e i miei amici”, inizia con queste parole il video di ringraziamento postato su You Tube dalle tre donne tenute sotto sequestro per 10 anni dal Mostro di Cleveland. A parlare è Amanda Berry, una delle tre vittime della follia di un uomo che circa 10 anni fa decise di rapirle e tenerle segregate in casa propria.

Il nome di quest’uomo è Ariel Castro, ha 52 anni e viveva a Cleveland, in Ohaio. La ragazza parla in maniera disinvolta e ringrazia tutti coloro che  hanno contribuito alla liberazione sua e delle altre due donne prigioniere del Mostro. Nel video compaiono anche le altre vittime di Castro, Gina DeJesus e Michelle Knight. Sono ormai due mesi che le donne sono tornate alla loro vita normale, dopo anni di sevizie e torture. Per questo la richiesta è che venga rispettata la loro privacy: è questo che tende a sottolineare Amanda nel video, parlando in modo aperto alla popolazione americana e ai media, la donna chiede che venga dato a lei e alle altre due vittime del Mostro di ritornare alla normalità, di vivere all’interno della propria famiglia senza che gli occhi della stampa o i riflettori delle televisioni seguano i loro movimenti.

Riconquistare una vita normale è un percorso che richiede tempo.

Intanto la giustizia è andata avanti: Ariel Castro è stato giudicato capace di intendere e di volere, di essere perfettamente in grado di capire quali siano le accuse a proprio carico e di collaborare con gli avvocati che si occuperanno della sua difesa. Fissata al 4 agosto la prima udienza di un processo che vede Castro incriminato con 329 capi d’accusa tra i quali rapimento, stupro e tortura, oltre che omicidio nei confronti di almeno un aborto provocato volontariamente ad una delle sue vittime. Nel frattempo all’uomo è stato vietato di vedere la figlia di 6 anni, bambina nata in seguito alla violenza sessuale perpetuata dall’uomo ai danni di una delle tre prigioniere.



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