Napoli, sequestrate cozze allevate vicino alle fogne
I frutti di mare venivano allevati in due stabilimenti: entrambi sorgevano a poche centinaia di metri dalle fogne
Sono state sequestrate oltre 300 tonnellate di frutti di mare in una località vicino a Napoli. Il motivo? L’azienda che si occupava dell’allevamento di cozze e mitili infrangeva qualsiasi regola igienica che impone la lontananza di tali attività da aree di scarico o fogne. I frutti di mare erano avariati e contaminati. Secondo quanto si apprende dalla stampa gli animali in questione infatti venivano fatti proliferare e poi preparati alla vendita estremamente vicino a reti fognarie e punti di scarico che si sono resi responsabile della contaminazione delle cozze e dei mitili, tutti destinati alla vendita e al mercato alimentare.
È successo appunto vicino Napoli, per la precisione in due differenti stabilimenti addetti all’allevamento di frutti di mare siti in due località differenti: il primo sorge a Nisida (nella zona di Punta Cavallo), il secondo invece si trova a ridosso di Castel dell’Ovo. Entrambi gli impianti sono gestiti dalla stessa società, il primo nella persona delle cooperative C. Salvatore di Nisida e Cooperativa Ormeggiatori Luciani di Napoli Santa Lucia.
La partita di cibo è stata posta sotto sequestro dalla Capitaneria di Porto a Napoli. Sulla faccenda è stata aperta un’inchiesta. Attualmente sono in corso le verifiche della scientifica sul materiale sequestrato. Nelle cozze e nei mitili sottoposti a sequestro per ora sono state rilevate tracce di due metalli, piombo e rame, oltre che batteri come l’escherichia coli e di enterococchi. Entrambi i batteri erano presenti nelle acque all’interno delle quali venivano allevati i molluschi: questi ultimi quindi filtrando l’acqua contaminata, si sarebbero infettati con i due batteri. Insomma, cozze e mitili a base di escherichia coli ed enterococchi provenienti da questi due impianti erano quotidianamente serviti sulle tavole degli italiani.
Nello specifico, uno dei due stabilimenti sorgeva a meno di 500 metri dallo scarico fognario di Posillipo e del carcere minorile di Nisida mentre il secondo si trovava nei pressi dello scarico di Santa Lucia.
gentile redazione di ultimenotizieflash.it
volevo solo mettere a conoscenza i cari lettori che l’informazione da voi data risulta esatta ma alquanto ambigua, poiché il prodotto posto sotto sequestro è di esclusiva proprietà della Cooperativa operante nell’Impianto di mitili adiacente Caste dell’Ovo.
Per quanto concerne la Cooperativa C.Salvatore che tiene in gestione l’impianto di Punta Cavallo a Nisida invece ha subito solo il sequestro preventivo di una porzione dello specchio acqueo concesso loro e mai sfruttato in termini di produzione.