Attualità Italiana

Strage di Erba: Olindo ha un diario in codice per Rosa

Olindo Romano, in carcere con l’accusa di essere uno dei due assassini della Strage di Erba, in carcere trascorre quasi tutto il tempo da solo e scrive un diario il cui contenuto è spesso incomprensibile

Sono in carcere con l’accusa di strage Olindo e Rosa, i due responsabili condannati all’ergastolo per l’uccisione Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la nonna del bambino Paola Galli, e la vicina di casa Valeria Cherubini. La strage di Erba, paese nella provincia di Como, così mediaticamente ribattezzata, è frutto della mattanza dei due coniugi, secondo la sentenza che decreta la loro reclusione in carcere a vita.  L’uomo trascorre la maggior parte del suo tempo in solitudine scrivendo un diario in codice. I due, legati quasi morbosamente, adesso separati in due centri di detenzione differente, hanno diritto di vedersi due ore a settimana per tre venerdì al mese.

Olindo scrive quotidianamente un diario, che più che un quaderno di pensieri sembra una Bibbia, il cui linguaggio risulta praticamente incomprensibile. Forse frasi in codice per la moglie Rosa alla quale è sempre stato ossessivamente legato e che oggi può vedere per così poche ore a settimana sotto osservazione in una cella di transito?

“Fimine Romixsmecu meficumixs” o “fine xs Romi cufiRome Ro”, queste solo alcune delle frasi totalmente indecifrabili che Olindo appunta sul suo taccuino. E ancora: “La vita e l’amore non hanno una sola unità di misura”: messaggi d’amore in codice per la sua amata Rosa?

Sul caso dal giorno dell’omicidio, l’11 dicembre 2006, molta l’attenzione della stampa attirata dalla tragicità del gesto compiuto dagli assassini apparentemente senza motivo, perpetuato anche ai danno del piccolo Youssef che nonostante la tenerissima età non è stato risparmiato dalla follia omicida. Successivamente agli omicidi alla casa era stato anche appiccato il fuoco.

Le indagini inizialmente si erano concentrate sul padre del piccolo, Azouz Marzouk, un marocchino ventiseienne all’epoca dei fatti. Dopo anni di processi ad essere ritenuti responsabili del misfatto erano stati i coniugi Rosa e Olindo, condannati nel 2011 dalla Suprema Corte di Cassazione di Roma all’ergastolo.

Adesso un team di avvocati sta lavorando sulla difesa dei due coniugi, raccogliendo ancora prove sulla casa dove si è perpetuato il delitto nel tentativo di scagionare Rosa e Olindo e tirarli fuori dalle rispettive celle.

 



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