Attualità Italiana

Maxi truffa ai danni dell’Inps da 22 milioni: indagato anche un senatore

Facevano richieste di integrazioni o rimborsi a nome di residenti all’estero, defunti o cittadini ignari e incassavano il bottino. Così la truffa è cresciuta fino a raggiungere i 22 milioni di euro. Sotto accusa circa dieci persone tra politici, avvocati ed ex impiegati di banca

Associazione a delinquere finalizzata e truffa aggravata ai danni dello Stato, falso ideologico in atti pubblici, falso in scrittura privata e riciclaggio le pesanti accuse a carico di una decina di persone arrestate oggi nell’ambito di un’inchesta su una truffa che ha visto coinvolte come vittime l’Inps e il  Ministero della Giustizia.
Differenti i reati contestati ai soggetti arrestati. Sotto accusa sono finiti vari personaggi tra i quali il senatore Aldo di Biagio. Oltre al politico attualmente sotto accusa e in arresto sono i coniugi Nicola Staniscia e Gina Tralicci (avvocati), una collaboratrice dei due, Barbara Conti e Adriana Mezzoli, un’impiegata dell’Enas in Croazia. Ma la lista non finisce qui.

Ammonterebbe a 22 milioni di euro la cifra che illecitamente sarebbe stata sottratta alle casse dell’Inps e del Ministero della Giustizia, secondo le prime indiscrezioni di questa maxi indagine condotta dalla Procura della Repubblica. Oltre 400 mila euro il bottino che – secondo le accuse – sarebbe finito nelle tasche del senatore di Biagio che si difende dichiarandosi estraneo ai fatti e affermando di non aver capito nemmeno lui stesso di cosa si tratti. L’accusa – si legge – per il senatore è di aver promosso una causa oltre quindici anni fa: all’epoca di Biagio era responsabile del patronato dell’Enas. Attualmente Aldo di Biagio è un senatore della Repubblica regolarmente eletto alle ultime elezioni politiche con la lista Civica.

Il senatore è accusato di aver indirizzato i principali protagonisti della storia losca a individuare nominativi da sottoporre all’Inps per richiedere rimborsi e integrazioni. “Sono sereno, aspetto solo di conoscere i dettagli” è quanto avrebbe dichiarato di Biagio all’indomani della notizia.

I ricorsi – secondo l’accusa nei confronti dei due avvocati – sarebbero stati fatti a nome di persone decedute, residenti all’estero o ignare del fatto che a proprio conto fossero fatte quelle richieste. I soldi ovviamente non venivano poi recapitati ai legittimi destinatari ma intascati dagli avvocati.

Ma non è finita qui: nel procedimento firmato dal Giudice per le Indagini Preliminari, si parla anche di altre persone, indagate per altri reati: un professore dell’Università degli Studi La Sapienza di Roma (Paolo Garau) sarebbe accusato di aver consentito al figlio dell’avvocato Staniscia di superare un esame con il massimo dei voti avendo concordato in anticipo con il ragazzo le domande. A corrompere il professore sarebbe stato un ex dipendente di Banca Intesa, Vincenzo Palazzo che, dopo aver vinto un contenzioso contro l’Inps, avrebbe consentito alla coppia di avvocati di cui si è parlato prima di incassare il “bottino”. Sotto perquisizione – oltre allo studio dei due – anche altri studi legali della capitale.

 

 

 



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