L’Emilia a un anno dal terremoto
Ad un anno dal terremoto che colpì l'Emilia, tra la commozione e il ricordo, si fanno bilanci sui fondi per la ricostruzione e la lentissima burocrazia che impedisce alle famiglie e alle piccole imprese di ripartire
20 maggio 2012, ore 4:03. Una scossa di magnitudo 5.9 con epicentro Finale Emilia fece tremare l’intera regione. Il 29, un’altra scossa di 5.8 completò l’opera di devastazione del sisma. Il bilancio fu di 27 vittime e di numerosissime famiglie rimaste senza abitazione. Colpiti più di cinquanta comuni nelle provincie di Modena e Ferrara. Numerose oggi le dichiarazione di sostegno e commemorazione, su tutte quelle di Giorgio Napolitano, il presidente della Camera Laura Boldrini e il premier Enrico Letta; tutti hanno promesso una visita nelle zone colpite (oggi la Boldrini sarà con Vasco Errani nella seduta straordinaria del consiglio provinciale di Ferrara) e un apporto sostanziale all’accellerazione della ricostruzione. Decise le parole del presidente della ragione Vasco Errani: “Ricostruiremo meglio di prima”.
Ad un anno da quei tragici eventi è ancora forte il ricordo di chi ha perso delle persone e ancora difficile la situazione delle famiglie che non sono ancora tornate a casa, oltre che delle piccole imprese che faticano tuttora a ripartire. I danni stimati sono di circa tredici miliardi di euro, sono state riaperte 16 zone rosse su 22 e poche famiglie sono tornate nelle loro abitazioni. La denuncia degli addetti ai lavori riguarda soprattutto la lentezza dei processi burocratici che dovrebbero portare le 6.000 piccole aziende danneggiate a ricominciare la loro attività pre-sisma. Si parla di fondi stanziati ma che i titolari delle attività non sono riusciti a ricevere. I danni più significativi sono stati quelli provocati alle aziende agricole e casearie, vero cuore dell’economia emiliana. Si parla di 600.000 forme di parmigiano distrutte e di caseifici e allevamenti rasi al suolo. Solo un mercato di solidarietà, partito immediatamente dopo il sisma, e diffuso attraverso un massivo passaparola via web, riuscì a tenere a galla l’economia di questi prodotti apprezzati in tutto il mondo.