Iraq: ancora orrore e morti
Non si ferma la violenza nell’Iraq dopo il ritiro delle truppe internazionali, anche ieri attentati e guerriglia hanno insanguinato le strade.
A più di un anno di distanza dal ritiro delle ultime truppe statunitensi che avevano garantito di aver lasciato un paese completamente pacifico, l’Iraq è ancora stretto in una spirale di violenza e di morte che non accenna a fermarsi. Nonostante gli appelli alla calma, seguiti ad una serie di attentati esplosivi che hanno avuto luogo venerdì scorso, considerato fino a ieri il giorno più violento che si fosse avuto in Iraq da mesi.
Ammonta a 7 il conto delle autobomba esplose nella sola giornata di ieri, 5 di queste concentrate nei quartieri sciiti di Baghdad, dove hanno causato almeno 16 vittime; altre due invece hanno deflagrato nel Sud, a Bassora, aggiungendo altri 11 caduti alla conta dei morti causati dalla grave instabilità politica e sociale in cui versa il paese. A riprova di questo, 24 agenti di polizia sono morti la notte scorsa nella provincia di Al Anbar nell’ovest dell’Iraq, durante scontri con quelli che voci degli organismi di sicurezza definiscono come miliziani armati. Di questi, 12 agenti erano stati rapiti ed hanno perso la vita durante un tentativo di liberazione tentato dai loro colleghi mentre gli altri 12 sono caduti nella difesa di due posti di polizia sottoposti ad attacco diretto da parte delle milizie degli insorti. Secondo fonti giornalistiche locali l’escalation di violenze, che vanno ricondotte principalmente agli scontri di matrice religiosa fa sunniti e sciiti, ricordano nettamente i gravi momenti di tensione vissuti nel paese fra 2006 e 2007 a seguito dei continui attacchi e vendette fra Sunniti e Sciiti, che sembrarono sul punto di sprofondare l’Iraq nella guerra civile.