Naufragio Lampedusa, arrestato scafista: violentava le clandestine
Arrestato scafista somalo 24enne accusato di favoreggiamento dell'immigrazione e di aver violentato le clandestine
E’ stato arrestato ieri un somalo di 24 anni, scafista della traversata del barcone naufragato lo scorso 3 ottobre a Lampedusa. Ad arrestarlo sono stati gli agenti della polizia di Palermo e Agrigento. L’uomo è stato fermato con l’accusa di essere uno degli organizzatori della traversata del barcone, che avrebbe causato la morte di 366 migranti e che avrebbe violentato le clandestine prima di partire per il viaggio verso Lampedusa.E’ la stessa polizia a comunicarlo con una nota: “Questa è una delle prime circostanze in cui gli investigatori sono riusciti a risalire alla identità di uno dei capi della organizzazione criminale transnazionale che gestisce, tra il Corno d’Africa, il Sahara e la Libia, gli imponenti flussi migratori illegali dal nord-Africa verso la Sicilia occidentale”. Il nome del somalo è Mouhamud Elmi Muhidin, 24 anni. Le accuse sono per associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violenza sessuale. A quanto pare, infatti, lo scafista avrebbe abusato di tutte le clandestine prima della traversata verso Lampedusa. Nell’inchiesta è stato fermato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina anche il palestinese Attour Abdalmenem, di 47 anni. A individuare lo scafista somalo sono stati un gruppo di migranti che l’avrebbero riconosciuto e avrebbero cercato di linciarlo per ciò che aveva fatto.
Lo scafista ha violentato tutte le donne in Libia prima della partenza del barcone. Il capo della squadra Mobile di Agrigento riferisce, infatti, che: “Dai racconti dei sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre è affiorato che le donne venivano tutte violentate dagli organizzatori della traversata che si occupavano di gestirela tratta dei migranti”. Muhidin, avrebbe stuprato circa una ventina di clandestine, persiono nel periodo in cui i migranti erano tenuti prigionieri in un centro di raccolta a Sheba, in Libia. Gli immigrati hanno, inoltre, raccontato di esser stati vittime di torture con scosse elettriche e percosse.
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