Tiziano Ferro su Vanity Fair torna sulla polemica: “Voglio bene a Mara ma bisogna fare un mea culpa”
Una lunga intervista su Vanity Fair per Tiziano Ferro: il cantante torna a parlare di Mara Maiochi e spiega perchè ha sbagliato
Una lunga intervista per Vanity Fair questa settimana in edicola vede protagonista Tiziano Ferro. Inevitabile per il cantante, non tornare sulla polemica che ha infiammato social e stampa questa settimana. Dalle parole di Mara Maionchi a Belve, alle sue repliche sui social. Tiziano ha deciso di provare a spiegare in modo più approfondito quello che è successo nel suo passato, spiegando anche perchè il comportamento di un manager può cambiare per sempre e segnare la vita di una persona, proprio come è successo a lui.
“La salute mentale è un argomento complesso che non si può risolvere con una diretta o una storia su Instagram. E un artista come me sbaglia quando pensa di curare o di migliorare la vita di chi soffre di queste patologie” ha detto Tiziano Ferro nella sua intervista a Vanity Fair, approfondendo poi la questione e tornando a parlare di Mara Maionchi.
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Tiziano Ferro parla di Mara Maionchi su Vanity Fair
Il cantante ha poi spiegato: “Penso, invece, che bisogna lavorare sulla prossima generazione di genitori, perché saranno loro ad aiutare i loro figli a non scivolare in questi precipizi. Le faccio un esempio: parlando di bulimia, oggi non faccio né voglio fare l’apologia dell’obesità, però fino a ieri si portava un bambino dal dietologo solo perché aveva cinque chili in più del previsto“.
E ancora: “Quello è un meccanismo crudele che mi ha marchiato a fuoco perché io mi sentirò grasso per sempre e nulla mi farà mai cambiare idea. Camminerò per strada sentendomi grasso anche se non lo sono. E mi sentirò perennemente inadeguato. I genitori sono fondamentali in questo. E lo sono anche gli educatori. E i manager“.
Nel suo caso appunto, Mara Maionchi, in quanto manager. Tiziano Ferro spiega: “E qui sì, mi riferisco a Mara Maionchi. Le voglio bene e sono sicuro che vent’anni fa questi discorsi non erano così chiari. Però oggi va fatto un cambio di passo radicale, perché la salute mentale è una cosa pratica che va appunto praticata. È un obbligo morale raccontare alle persone, agli artisti, che il corpo non è un vincolo negativo per la loro arte. Io credo che Mara e molte altre persone non abbiano realizzato abbastanza quanto traumatico e doloroso sia quell’atteggiamento che si imprime per sempre nell’inconscio e nell’esistenza di ragazzini ancora fragili. Io oggi perdono la loro buona fede. Ma bisogna fare un mea culpa e non prendere più questo argomento alla leggera“.