Il momento peggiore per Carlo Conti e Gerry Scotti in ospedale, lo raccontano su Chi (Foto)
Si sono fatti forza vicenda Carlo Conti e Gerry Scotti e su Chi raccontano il momento peggiore per entrambi (Foto)
La copertina insieme e su Chi Carlo Conti e Gerry Scotti raccontano il momento peggiore che hanno attraversato nello stesso periodo, il ritorno a casa dopo il Covid, i giorni in ospedale, la paura per la famiglia (foto). Per Gerry Scotti la guarigione è stata più lenta, lui è stato a un passo dalla terapia intensiva e il suo momento peggiore è stato proprio quello. Pensava a cosa sarebbe accaduto se lo avessero intubato per 40 giorni, non aveva lasciato detto niente e nessuno, al figlio Edoardo, alla compagna. Sta per diventare nonno Gerry e all’improvviso si è sentito in colpa, non era più in grado di decidere nulla, si è sentito incapace. La solitudine ha reso tutto più complicato, il distacco dagli affetti, ma Carlo Conti e Gerry Scotti non ne parlano, sanno che sono stati fortunati, a loro è andata bene anche se non è mai semplice. Anche per Carlo Conti il momento peggiore è legato alla preoccupazione per la famiglia, la paura di avere contagiato la moglie e il figlio. Un momento terribile per lui che nonostante tutte le attenzioni era stato contagiato e aveva paura di non avere protetto Francesca e il piccolo Matteo.
CARLO CONTI RACCONTA A CHI IL MOMENTO PEGGIORE
“La mia più grande preoccupazione era che mia moglie e mio figlio si ammalassero, quando mi hanno detto che il loro tampone era negativo è stato il primo slancio di energia verso la guarigione” poi lascia spazio al momento del ritorno a casa, senza dubbio il più bello: “Quando sono tornato a casa ero su un pulmino e ho chiesto di essere lasciato fuori dal cancello perché volevo entrare sulle mie gambe, così mio figlio Matteo mi ha visto dalla finestra e mi ha salutato con la mano, e io gli ho sorriso”.
Anche Gerry Scotti in ospedale non poteva non pensare alla sua famiglia: “Alla mia compagna, ai nostri figli, alla mia nipotina che sta per arrivare e, quando ero all’anticamera della terapia intensiva, ho pensato: “Ma perché proprio a me? Se mi intubano e resto in coma per 40 giorni, cosa succede? Non ho lasciato detto niente a nessuno, neanche una parola a Gabriella a Edoardo. Mi sentivo in colpa per l’improvvisa impotenza di un uomo che è sempre sul pezzo e, improvvisamente, si sente incapace”. Il suo ritorno a casa è stata l’emozione più grande: “Quando sono tornato a casa, e nell’anticamera mi sono dovuto spogliare per buttare tutti i vestiti in un sacco per portarli a disinfettare, ho vissuto uno dei momenti più commoventi e più intensi: mi guardavano tutti con le lacrime agli occhi, persino il cane piangeva”.