Stefania Sandrelli: “Ho perso tre lavori, non vorrei dover bussare dai miei figli, ho bisogno di lavorare”
L'appello di Stefania Sandrelli: ho bisogno di lavorare, non voglio chiedere niente ai miei figli
E’ un momento difficile quello che il nostro paese sta affrontando, ma non solo l’Italia è messa in ginocchio, costretta a fermarsi, a causa della pandemia. Il coronavirus miete vittime in tutto il mondo: dalla Spagna, agli Stati Uniti passando per il resto del pianeta. E’ una situazione complessa per tutti. Intervistata da Repubblica, l’attrice Stefania Sandrelli parla di questo momento particolare ma ricorda anche quello che le successe in passato, durante un’altra epidemia.
L’attrice, che al momento non può lavorare come una grande percentuale di italiani, spera che si possa tornare il prima possibile sul set ( anche se probabilmente questo genere di attività sarà tra le ultime a ripartire). E non nasconde le sue preoccupazioni nell’intervista a Repubblica.
STEFANIA SANDRELLI: HO BISOGNO DI LAVORARE PER VIVERE
“La mia casa è la mia tana. Mi spiacerebbe doverla cambiare: lei non ci crederà, ma io ho bisogno di lavorare per vivere” confessa a La Repubblica Stefania Sandrelli. “Per carità, non mi lamento, c’ è chi ha più bisogno. Ma non sono una adolescente, ho appena perso tre lavori. Ho due, ma proprio due risparmi per la vecchiaia, ancora lontana. Non vorrei dover bussare ai miei figli, sono sempre stata autonoma, amo mettere le buste con i soldini per i nipoti. Vorrei la tranquillità di una vita piacevole, con piccole gioie” ha continuato l’attrice.
La Sandrelli, che spera di poter ritornare il prima possibile sul set ma anche di tornare in mezzo ai suoi nipoti per riabbracciarli, ricorda un episodio simile a quello che stiamo vivendo. Nel 1956 e l’influenza asiatica colpì l’attrice e la sua famiglia: “Un ricordo brutto, l’ avevo quasi rimosso, mi è tornato in mente in questi giorni. Ci ammalammo tutti, mia madre, il mio patrigno, mio fratello e la domestica. Ci aiutava il medico di famiglia, un coraggioso, non c’ erano guanti e mascherine”.