Emanuele Trimarchi choc: “Ho tentato il suicidio per colpa delle agenti di Pamela Prati”
L'ex corteggiatore di Uomini e Donne Emanuele Trimarchi rilascia una intervista choc alla rivista Chi. "Ho tentato il suicidio per colpa delle manager della Prati "
L’8 maggio 2019 sarebbe stato il giorno scelto per il si di Pamela Prati e Marco Caltagirone ma, come saprete, la show girl è stata costretta, per motivi di salute a rinviare le nozze. Ma se la Prati non commenta la notizia, su quello che ruota intorno a lei, arrivano notizie che lasciano senza parole. E’ il caso dell’intervista che Emanuele Trimarchi, ex volto di Uomini e Donne, ha rilasciato per la rivista Chi. L’ex corteggiatore di Anna Mufanò, che fu poi la scelta della tronista, racconta, con dolore e rabbia, quello che a suo dire, le agenti di Pamela Prati, Pamela Perricciolo ed Eliana Michelazzo gli avrebbero fatto. Definisce il periodo della sua collaborazione con la loro agenzia, come del periodo più brutto della sua vita. Non solo a causa loro, a suo dire, finì la storia con Anna ma ci furono dei problemi molto più seri che portarono il ragazzo persino a pensare al suicidio.
L’INTERVISTA CHOC DI EMANUELE TRIMARCHI A CHI: “HO TENTATO IL SUICIDIO PER COLPA DELLE MANAGER DELLA PRATI”
Emanuele , che ai tempi di Uomini e Donne è stato ( alla sua prima volta e non alla sua seconda volta) uno dei più amati dal pubblico, si è affidato all’agenzia di Eliana e Pamela per gestire le serate e gli impegni di lavoro. Era la prima volta che bazzicava in questo mondo e, come racconta nella sua intervista per la rivista Chi, si fidava di queste due persone.
Ho collaborato con Pamela Perricciolo ed Eliana Michelazzo per un anno intero. L’anno più brutto della mia vita. Lavorare con loro ha significato perdere un anno di carriera, occasioni, vivere in una stanza senza porte e finestre perché loro prendono in mano la tua vita e la frantumano. Diventano “la tua famiglia”. Decidono chi devi frequentare, come ti devi vestire, ti rendono non rintracciabile, sei una marionetta. Io non potevo usare nemmeno il telefono. Ti fanno cambiare numero di continuo. Loro sono la paura. Io ero giovane, mi sono affidato a loro per inesperienza ed ero convinto che fosse giusto così. Non ragionavo più con il mio cervello. Loro ti “catturano”, ti manipolano psicologicamente. Prima prendono la tua fiducia. Io ero il loro “nipotino”. Ma allo stesso tempo la frase successiva era: “Devi fare come diciamo noi”.
Secondo quanto racconta Emanuele, le due donne avrebbero persino organizzato una messa in scena per fargli credere che la sua fidanzata Anna, avesse una relazione clandestina con un altro uomo ( in particolare doveva essere il cugino del marito di Eliana che, a quanto risulta, in realtà non esiste). Emanuele rivela:
Non volevano che uscissi di casa, che facessi foto con i fan, mi hanno imposto la giacca e il taglio di capelli, non volevano la storia con Anna e infatti alla fine ci hanno fatto lasciare. Lo sa come è andata? Mi hanno fatto leggere alcune conversazioni, via Facebook, tra Anna Munafò e Danny Coppi, cugino di Simone Coppi, magistrato, nonché marito di Eliana. Ovviamente non esistevano né Danny, né Simone. Ma io quando ho letto le chat tra Anna e Danny ci sono cascato. Credevo anche a Simone Coppi: era un magistrato dell’antimafia che mi minacciava se non facevo quello che dicevano Eliana e Pamela. Ho tutte le chat. Mi diceva che ero seguito e intercettato. In un anno ho perso 12 chili e ho anche pensato al suicidio. E intanto Eliana mi ripeteva: “Anna sente Danny, il cugino di mio marito”. Mi mostrava le conversazioni e rideva.
Nella sua lunga intervista per la rivista Chi Emanuele spiega che non ha paura di essere smentito perchè ha conversato tutte le copie del messaggi, delle mail, delle chat che già qualche tempo fa aveva consegnato al suo avvocato. Spiega che non riusciva a staccarsi dalle due agenti perchè per lui il denaro che arrivava dalle serate era oro colato visto che nella vita lavorava in cantiere e quei soldi erano importanti. Però aveva anche scoperto che le due agenti, tenevano, secondo la sua versione, una bella percentuale, che insomma non gli davano il giusto compenso.
per indossare un certo modello di braccialetti mi davano 100 euro al mese. Quando mi sono rifiutato, Eliana ha chiamato mia madre e le ha detto: “Quel bamboccio di tuo figlio…” (lacrime, ndr). Mi fermo qua. [..] Ne sono uscito quando sono stato sputtanato pubblicamente. Io ho mandato un video dal mio cellulare a Pamela. Poco dopo quel video, in cui deridevo Anna e me ne pento, era sul web. Ho perso dignità, lavori, tutto, ho perso tutto. Quando ho chiesto spiegazioni, sono stato ancora volta preso in giro in malo modo. Peccato che il video fosse stato inviato ad Anna dalla stessa Pamela. Me lo ha detto Anna. Quel giorno, in cui volevo davvero morire, sono riuscito a bloccarle sul telefono, le ho bloccate sui social; mi sono rinchiuso in casa e ho iniziato a ricostruire il puzzle. Ho stampato tutto: messaggi, contratti, conversazioni fake e le ho consegnate al mio avvocato. Da quel momento non le ho più sentite. Potevo denunciarle alle forze dell’ordine, ho sbagliato.
Un racconto davvero molto forte quello di Emanuele che parla oggi di quella agenzia e di quelle due donne come di una setta. E conclude:
Pamela è entrata nella “setta” come ho fatto io, lasciandosi andare in totale fiducia. Oggi è vittima di quel mondo “irreale” che ha massacrato anche me. Mi auguro che ne esca il prima possibile.