La lettera di Ultimo al figlio: “chissà se a scuola sarà in disparte come me o no”
Dopo i tre concerti a Roma Ultimo scrive una lettera a suo figlio. E' sul palco che ha annunciato che presto sarà papà e quelle frasi sul futuro commuovono tutti
Ultimo è al settimo cielo, i tre concerti sold out allo stadio Olimpico ed è alla sua Roma che ha annunciato che sta per diventare papà. Non bastano poche parole sul palco, Ultimo ha così tante emozioni dentro che prima di addormentarsi scrive una lettera che ha appena pubblicato sui social. Sono parole che scrive pensando al figlio che avrà, al padre che vorrà essere. La sua testa vola, è felice, Ultimo non riesce a dormire, la lettera che scrive commuove, così semplice e vera. Racconta: “La mia testa vola. Va qui e la senza trovare pace, mi giro e rigiro nel letto senza riuscire ad addormentarmi. Mi dico Niccolò basta chiudi gli occhi, ma il cuore è veloce e la mente vola. Continuo a vedere i vostri occhi, le vostre lacrime, i vostri sorrisi” parla al suo pubblico, ai suoi fan, alla marea di persone che con le loro storie hanno invaso i suoi concerti.
La lettera di Ultimo al figlio
“Riaccendo la luce. Mi siedo nel letto. “Il silenzio adesso sa parlare”, mi viene in mente. Un silenzio assordante, dopo 3 notti di fila nello stadio della mia città. Scendo giù e preparo una camomilla”.
E mentre l’acqua bolle: “ripenso a un uomo che cantava abbracciato a suo figlio “ti dedico il silenzio” e piangeva, e poi piango anche io… Ecco un flash di un altro ragazzo che mentre correvo sotto il palco mi offre un bicchiere di vino che io ho bevuto, comincio a ridere”.
Prova a dormire Ultimo ma ancora non ce la fa e pensa che deve cambiare, che sta per avere un figlio: “Basta ca**ate Niccolò”.
Scrive le frasi più belle perché è a lui che pensa:
“Chissà se avrà un pianoforte come dolce amico anche lui, comincio a pensare. Anzi no probabilmente per quanta musica sentirà in casa, finirà per odiarla. Chissà se a scuola sarà in disparte come me o no. Spengo la sigaretta e penso che non gli imporrò di studiare pianoforte. Mi fischiano le orecchie nel silenzio mentre Roma rimane accesa a cullarmi. Se mi dirà che vuole diventare ingegnere spaziale, gli dirò vola. Se vorrà diventare medico, lo ringrazierò a vita da buon ipocondriaco. Se vorrà lavorare in un bar gli dirò che andrò a prendere il caffè da lui ogni mattina, se vorrà”.
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Torna con la mente a qualche anno fa, lui ragazzino pensa a come sarà suo figlio, all’orgoglio che avrà per lui: “Se durante l’adolescenza a scuola mi chiameranno dicendo “suo figlio ha la mente per aria”, sorriderò e saprò da chi ha preso”.
Ripensa ancora al suo pubblico, alle immagini che ha dentro gli occhi, a quel padre che canta sotto il palco con suo figlio.