La Geografia del Buio, Michele Bravi: “La dichiarazione d’amore più grande che io abbia mai fatto”
La Geografia del Buio, il nuovo album di Michele Bravi: che cosa ha raccontato il cantante durante la presentazione stampa
Venerdì 29 gennaio 2021 uscirà La Geografia del Buio, il nuovo album di Michele Bravi. Il nuovo progetto musicale del cantante è stato anticipato dai singoli La vita breve dei coriandoli e Mantieni il bacio. Un album che ha avuto una gestazione complessa, costituito da dieci tracce, prodotto da Francesco Katoo Catitti e suonato, al pianoforte, da Andrea Manzoni. Abbiamo partecipato alla presentazione stampa in live streaming di La Geografia del Buio e Michele Bravi ci ha raccontato che il disco nasce dalla solitudine, dopo che la sua voce è stata per tanto tempo in silenzio. Si tratta di una vera e propria riflessione sul dolore in una chiave intima, personale e particolare.
Conferenza stampa La Geografia del Buio: che cosa ha raccontato Michele Bravi
La storia de La Geografia del Buio – ha raccontato Michele Bravi durante la presentazione stampa – è iniziata due anni fa, quando la sua voce ha ricominciato a parlare. L’artista ci ha tenuto a precisare che non si tratta di un disco per capire come si esce dal buio e si ritrova la luce. Michele preferisce definirlo come un labirinto per conviverci. L’album parla di dolore: “Il dolore è un fatto, non va giudicato. Così è il buio. Spero possa combattere gli stigmi sul dolore“.
Gli ultimi anni per Bravi senz’altro non sono stati semplici e durante la conferenza ha anche parlato dell’importanza della terapia raccontata nel brano Storia del mio corpo. Lui si è approcciato all’EMDR: “La terapia ha dato un disegno al labirinto che avevo percorso”. A questo proposito Michele ha voluto anche raccontare un aneddoto che risale ai tempi della scuola quando la sua prof di francese spiegava che quando il signor Eiffel creò la Torre a Parigi, un critico non apprezzò perché stava piazzando un animale di metallo nella città. Il critico però stava sempre nella Torre e disse ad Eiffel che l’unico modo per non vedere l’obbrobrio è starci dentro. Un po’ come il buio e il dolore, insomma.
“Non è stata la musica a salvami ma la terapia. Il dolore va curato, portato in uno studio medico. Poi arriva la musica” ha affermato Michele.
Il produttore de La Geografia del Buio, Francesco Katoo Catitti ha spiegato che questo è stato il disco più difficile della sua vita. E’ un album voce e pianoforte, come fosse un corpo vivo. Serviva che il pianoforte avesse una storia, così hanno trovato un piano verticale e il risultato è stato magico. Non è stato facile ma ha funzionato. “Tutto il disco è stato registrato in casa” ha spiegato Michele Bravi che ha voluto inserire i suoni della quotidianità, dal traffico al frigorifero. “E’ un duetto costante tra la mia voce e il silenzio, tra la mia voce e il pianoforte” ha aggiunto il cantante spiegando che La Geografia del Buio è un disco mai perfetto per la voce rotta, per il pianoforte complicato che tende quasi a stonare.
Tra le particolarità dell’album c’è il brano A sette passi di distanza. “Chiude il disco, non ha le parole. E’ fatta di pianoforte e del mio respiro“ ha affermato Michele spiegando che si trattava di un momento in cui la sua voce non parlava ancora. “Prende il nome dal libro L’amore ai tempi del colera“ illustra Michele. La frase che lo ha molto colpito del libro di Gabriel Garcia Marquez è: “Non erano a sette passi di distanza ma in due giorni diversi”. Perché la persona a cui è dedicato il disco è dall’altra parte del mondo e non fa parte della sua quotidianità.
Mantieni il bacio è l’ultimo singolo uscito contenuto in La Geografia del Buio. “E’ scritta da una bambina di otto anni che perde la nonna” spiega Michele Bravi. La bambina in questione è Federica Abbate che nel tempo dimentica le parole. Poi la canzone cresce, incontra Massimo Recalcati e Cheope. Dopo averla cantata: “E’ la dichiarazione d’amore più grande che io abbia mai fatto”. Come tutto il disco.
Il cantante parla anche di sessualità. “L’atteggiamento di prima era un mostrare la parità nel non dire. Io non ho mai nascosto nulla. Poi ho capito la forza e la libertà della comunità LGBT” ha spiegato affermando di aver cambiato quindi idea. “Chi ha il coraggio si esponga” ha aggiunto Michele ricordando il suo primo bacio perché è importante sentire un bacio e non una voce insistente che dice che è sbagliato.
“Questo disco era un’urgenza di un momento bruttissimo” ha dichiarato il cantante che ai giornalisti ha spiegato che sicuramente adesso c’è la volontà di un tour. Il progetto già c’era e si parlava di teatri, poi il Covid ha cambiato le cose.
Il sostegno dei colleghi in questi anni difficili sicuramente è stato importante. Bravi ha ricordato soprattutto la vicinanza di Federica Abbate e Chiara Galiazzo, colleghe e grandi amiche. Ha ricevuto anche il sostegno di: Fiorello, Maria De Filippi, Fedez e Chiara Ferragni. A proposito dei Ferragnez: “Federico mi chiama dopo essere salito sul palco con Chiara (Galiazzo) per andare a Los Angeles. Non avevo aspettative“. Fedez ha portato Michele in studio: “Non è accaduto nulla se non un rapporto enorme. Loro hanno una umanità infinita. Mi sono sentito accolto da persone, non da colleghi”.
“Ci sono persone che non hanno capacità di capire il dolore. Alcune persone si sono allontanate perché non c’era Michele ma un dolore“ ha spiegato anche il cantante che, in questo senso, non si sente di parlare di delusione.
L’album parla molto di dolore, di una storia. Così come la copertina piena di una simbologia molto forte. Gli oggetti presenti erano stati abbandonati e ripresi da un capannone: “Avevano una storia che nessuno voleva più sentire. Racchiude la narratività del trauma e del mio trauma”.