Avicii-True stories il film documentario su Netflix racconta la vera storia di Tim
Avicii-True stories il film documentario su Netflix racconta la vera storia di Tim Bergling
Come tutti i film-documentario che raccontano la storia di un artista ancora in tv, anche quello disponibile su Netflix dedicato alla storia di Avicii si chiude con i progetti per il futuro dell’artista. A venti giorni dall’uscita su Netflix di Avicii-True Stories però le cose sono cambiate: Tim è morto e quell’album al quale stava lavorando, che sarebbe dovuto uscire tra qualche mese, non vedrà l’artista gioire per le scelte fatte. Lasciare le serate e godersi solo la musica: non è bastato. Avicii è morto a 28 anni, al momento sono sconosciute le cause della morte del giovane dj ma per chi volesse conoscere la storia della sua vita, il film documentario su Netflix è sicuramente da non perdere.
La voce narrante è quella di Tim che racconta la sua storia dal primo giorno: da quando in una cameretta ha iniziato a studiare il primo programma per fare musica. Da lì i primi demo, i remix e poi le canzoni scritte in tutto e per tutto da Avicii. Il suo è stato un successo mondiale che gli ha cambiato, ma anche sconvolto la vita. Tim era un ragazzo timido che ha trovato sicuramente la vita della fama anche grazie alle persone che lo hanno seguito in questo percorso ma non ha saputo forse, al momento giusto, prendere la decisione che avrebbe potuto cambiargli la vita e forse, quando lo ha fatto, era ormai troppo tardi.
Il successo non è la chiave che apre tutte le porte e Tim lo ha sperimentato sulla sua pelle. L’ansia, lo stress, le dipendenze gli hanno cambiato la vita, hanno segnato i suoi anni migliori. Questo però non cancella la sua musica, i suoi grandi successi. Ne è una dimostrazione anche l’affetto che in queste ore fans di tutto il mondo gli stanno dimostrando, oltre alla stima che tutti i più grandi artisti mondiali, hanno dimostrato nei suoi confronti.
Il film Avicii-True Stories è un documentario disponibile su Netflix dal primo aprile 2018 e si compone di tre capitoli. A raccontare la sua storia è proprio Tim, insieme a lui tra i protagonisti il suo primo manager e poi anche volti noti della musica tra i quali David Guetta, uno dei primi a credere nel talento di quel giovane artista svedese.
Il film documentario è arrivato nelle sale italiane nel dicembre del 2017. In quell’occasione Avicii aveva dichiarato:
Il mio documentario è in programmazione nelle sale dei cinema italiani – solo nella giornata di domani (12 dicembre @ The Space Cinema)! Il regista mi ha seguito negli ultimi quattro anni raccogliendo moltissimo materiale durante le registrazioni e dietro le quinte nei concerti, nei momenti belli, ma anche in quelli difficili. Sono davvero emozionato. Sono anche un po ‘nervoso perché in certe parti e’abbastanza crudo. È un documentario molto personale.
Il documentario è diretto da Levan Tsikurishvili ed è stato ceduto a Netflix nel marzo 2018.
LA STORIA DI AVICII RACCONTATA IN UN FILM: DAL SUCCESSO MONDIALE AL BARATRO CON LA DEPRESSIONE E L’ALCOL
Quando per la prima volta Avicii aveva composto musica nella sua cameretta in mezzo a piatti di spaghetto al pesto e vestiti da lavare, non pensava che nel giro di un anno sarebbe diventato una star mondiale. E invece, la sua musica, colpisce sin da subito le persone che credono in lui e tra queste ci sono artisti del calibro di David Guetta e Bob Sinclair. Chi fa musica capisce che Tim ha un dono: compone musica come solo i grandi artisti hanno fatto, la melodia suona nella sua testa prima ancora che le note vengano musicate.
CAPITOLO 1: TIM DIVENTA AVICII
Scoperto nel 2008 da Ash Pournouri, che diventerà il suo manager e gli farà firmare un contratto con la sua agenzia At Night Management, Tim decide di adottare come DJ lo pseudonimo Avicii che in sanscrito vuol dire letteralmente senza onde e rappresenta nel buddhismo l’ultimo livello dell’inferno (Avīci). Nel 2010 Tiësto ha individuato Avicii come la Miglior Promessa DJ/Produttore dell’anno e lo ha invitato ad esibirsi una settimana al Privilege di Ibiza. Avicii ha inoltre realizzato un remix del noto brano Sweet Dreams (Are Made of This) intitolato Swede Dreams.
Nel giro di pochissimo tempo Avicii è uno dei dj più famosi al mondo. Sono tantissimi i fans che comprano i biglietti per assistere alle sue serate e Tim inizia a viaggiare: dall’Europa agli Stati Uniti senza fermarsi. Ma non è facile anche perchè per Avicii al momento questo è solo l’inizio. Viaggia in seconda classe, non riesce a gestire bene le serate ma soprattutto non controlla la sua ansia. Nel frattempo però il suo nome e la sua musica fanno il giro del mondo.
Il 28 ottobre del 2011 è uscito il singolo Levels che è subito balzato ai primi posti nella classifica delle tracce più vendute sul sito di musica elettronica Beatport e ha debuttato alla decima posizione della classifica italiana e alla sessantaseiesima della Billboard Hot 100. E’ grazie a questa canzone che Avicii fa il salto che lo porta a essere un dj di fama mondiale e ad avere i primi guadagni a tanti zeri. Inizia così una vita frenetica fatta di tour e serate in giro per il mondo, senza sosta.
A fine novembre ha invitato con un video su YouTube tutti i suoi fan a creare il video originale per il singolo Levels e il 29 novembre 2011 è stato ufficializzato il video vincitore sul suo canale ufficiale di Vevo su YouTube.
L’ALCOL, L’ANSIA E LA PANCREATITE
Tim non è una persona che ama stare in mezzo alla gente, lo fa a modo suo e con i suoi tempi. Cose che però non vanno d’accordo con le serate, con la musica da suonare tutti i giorni della settimana. Inizia quindi a usare degli espedienti per “rilassarsi”. Inizia a bere prima di salire sul palco. Pensa che l’alcol in qualche modo possa scacciare l’ansia e, come racconta nel film, vede che tutte le persone intorno a lui lo fanno quindi pensa che non ci sia nulla di male.
Il 20 ottobre 2012 raggiunge il terzo piazzamento nella Top 100 DJ’s di DJ Magazine a soli 23 anni. Nell’aprile 2013 pubblica sul suo profilo SoundCloud e successivamente su quello Facebook, un promo mix che anticipa alcune tracce, tra le quali Wake Me Up, del disco True, che esce il 17 settembre successivo.
Ma tutto questo ha un prezzo: Tim viene ricoverato per una brutta pancreatite. Sceglie però di non operarsi e di continuare il tour, pur sapendo che questo avrebbe solo aggravato la sua situazione. Inizia a prendere una serie di farmaci per superare il dolore e in qualche modo inizia una nuova dipendenza.
Il 20 aprile 2014 ha annunciato su Twitter che incomincerà a lavorare al suo secondo album. L’8 settembre, giorno del suo venticinquesimo compleanno, decide di prendere una pausa dal tour che perdurerà fino a febbraio 2015. Probabilmente solo chi ha sofferto di ansia può anche solo provare a immaginare quella che era la sofferenza di Tim anche considerato il fatto che le persone intorno a lui, vedendolo stare bene fisicamente, non riuscivano a comprendere fino in fondo quanto invece fosse delicata la sua situazione.
LA RIABILITAZIONE
Dopo brevi pause dalle serate che non servivano a nulla, Tim capisce che deve prendersi del tempo per ritrovare la forza ma soprattutto per recuperare la salute, sta rischiando davvero di crollare. Si dedica quindi al suo corpo, inizia a seguire delle diete, smette di prendere farmaci ma soprattutto cambia il suo modo di lavorare. Gira per il mondo con uno studio mobile, non dimentica di mangiare e si gode ogni singola giornata. Ma lo stress, continua a perseguitarlo, anche se in modo minore.
CAPITOLO 2 AVICII TORNA IN PISTA
Dopo questo lungo periodo di riabilitazione e di lavoro, non ha mai smesso si fare musica, Avicii deve tornare a rispettare i suoi impegni. Ha serate da fare in tutto il mondo, da Los Angeles a Tokyo. E’ il dj più richiesto al mondo, oltre a essere anche quello più pagato. Avicii sembra pronto a tornare in pista ma in realtà, scoprirà presto che quel palco, fa ancora paura.
IL 29 MARZO 2016 ANNUNCIO’ CON UNA LETTERA AI SUOI FANS IL RITIRO: IL TESTO COMPLETO
Dopo 8 mesi di riabilitazione e terapia per lavorare su se stesso, Avicii torna di nuovo al suo lavoro e ricomincia con le serate dagli Stati Uniti. Si rende però conto, alla sua prima serata, che le cose non sono più quelle di prima, capisce che non si emoziona come gli capitava prima e che neppure quando sale sul palco smette di sentire ansia. Per questo decide, senza pensarci due volte, di ritirarsi; non vuole lasciare la musica ma vuole lasciare le esibizioni. L’ansia non dovrà di nuovo prendere il sopravvento nella sua vita e così, senza pensarci troppo, scrive una lettera indirizzata alle persone a lui care e ai fans.
Ciao mondo, grazie per avermi permesso di raggiungere così tanti sogni. Sarò grato per sempre per aver potuto vivere e ottenere tutto ciò che ho grazie all’aiuto del team intorno a me e dei miei fan.
Grazie a tutti i miei seguaci nel music business per aver iniziato un nuovo movimento che ha travolto il mondo, e sono stato fortunato a starci nel mezzo. Grazie ai miei partner in questi anni che hanno creduto in quello che ho creato e hanno voluto far crescere il mio lavoro fino a raggiungere una vera presenza globale.
Prima di tutto grazie a mio fratello e partner Ash: è stato un periodo veramente incredibile e tutto ciò è stato reso possibile grazie ai nostri sforzi collaborativi, yin e yang, fratello e fratello, manager e artista. Avrò sempre nel cuore questo pezzo di strada con te, non importa dove ci porterà da qui. Potrei scrivere di più ma il nostro viaggio è di là da finire.
Grazie a tutti alla At Night, un grazie speciale a tutti quelli che hanno fatto parte del team dal primo giorno perché senza il vostro lavoro non sarei stato qui.Grazie a Carl Vernersson, Filip Holm, Marcus Lindgren, Victor Lee e Panos Ayassotelis.
Grazie ai team di Johnny Tenander, Per Sundin, Max Hole, Neil Jacobson e Joakim Johansson non in quest’ordine. La vostra lealtà e il duro lavoro sull’etichetta e sui problemi di pubblicazione mi hanno permesso di sentire sempre come se ci fosse qualcuno a proteggerci, e mi ha dato la necessaria forza. Grazie.
Grazie Robb Harker, Malik Adunni, David Brady, Andrew Mckeough, Rob Woo e Felix Alfonzo – mi avete aiutato a capire come si fa un tour nel modo più funzionale possibile per un ragazzo della mia età e la mia strada sarebbe stata molto più buia senza il vostro supporto personale in un momento cruciale.
Grazie Semi Baddredine per il sostegno personale, le chiacchiere e l’aiuto a crescere. Ho la strana sensazione che potrei essere morto se non ci fossi stato tu e per questo ti vorrò sempre bene e ti sosterrò.
Grazie a Ciara Davy, Michael “Curly” Jobson e all’MJM team, Harry Bird e Charlie Alves per aver reso i miei anni in tour meravigliosi durante il migliore dei periodi e per averli fatti durare nei momenti peggiori. Spero che troveremo il modo di continuare a lavorare insieme.
Grazie a tutti gli artisti, musicisti e autori che mi hanno aiutato a sviluppare musicalmente e personalmente, la lista è lunga ma non c’è nessuno con cui ho lavorato dal quale non ho imparato qualcosa.
Un enorme grazie a tutti i miei amici nell’industria. Grazie a Jesse Waits della XS per essere stato un amico gigantesco e una roccia nei momenti più difficili.
E grazie, senza un ordine particolare, a Jonathan Schwartz, Austin Leeds, Pete Moutso, Dave Grutman, Noah Tepperberg, Jason Strauss, Sean Christie, Carlos Correal, Rob Fernandez, Eddie Dean, Adam Russakoff, Mike Satsky, Trecia Laird, Lisa Pillette, Marcella Barrett, Zoe Stainsby, Joe Bellioti, Yann and Romain Pissenem, John e Paul in Ibiza, Fricko, Sean, Marcus, Awat, Lucas, Ludde, Calle, Johannes, Filip, Levan, Otto, Oliver, i miei fratelli David e Anton, mia sorella Linda, i miei genitori Anki e Klas.
Grazie a tutti quelli che non ho incluso in questo momento. Ci sono state tantissime persone di cui parlare, persone che hanno avuto un impatto su di me, e mi dispiace se mi sto dimenticando di qualcuno.
Ultimo, ma non meno importanti, grazie ad ogni singolo fan che abbia mai comprato un biglietto o sia entrato di straforo, che abbia comprato una canzone o l’abbia scaricata, scritto commenti positivi o odiosi. Sono le vostre idee e pensieri sulla musica che mi hanno aiutato a crescere e vi devo veramente tutto.
La mia strada è stata ricca di successo ma ci sono stati anche i singhiozzi. Sono diventato adulto mentre crescevo come artista, sono arrivato a conoscermi meglio e ho capito che c’è molto che voglio fare nella mia vita. Ho molti interessi in campi differenti ma pochissimo tempo per esplorarli bene.
Due settimane fa mi sono preso del tempo per viaggiare negli States con degli amici e il team, solo per vedere e pensare alle cose in un modo nuovo. Mi ha aiutato a capire che dovevo necessariamente fare quel cambiamento che mi stava distruggendo da un po’.
Le mie scelte e la mia carriera non sono mai state guidate dalle cose materiali, anche se sono grato a tutti per le opportunità e gli agi che il successo mi ha permesso. So che sono fortunato a viaggiare per il mondo e a suoanre, ma ho pochissimo per me, per la vita della persona oltre all’artista.
Non smetterò mai con la musica – continuerò a parlare coi miei fan attraverso di lei, ma ho deciso che questo 2016 sarà l’anno del mio ultimo tour e degli ultimi concerti. Vediamo di finire con un botto!
Una parte di me dice “mai dire mai”, potrei tornare… ma di sicuro non presto.
Sempre vostro
Tim Bergling / Avicii
AVICII: LE SERATE CANCELLATE E L’ANSIA DI TORNARE A SUONARE
Tim ha capito che quella vita non è la vita che vuole ma deve anche fare i conti con la realtà: ci sono date da lì a un anno e non è semplice gestire le cose. Il suo staff prova a fargli capire che i soldi persi per tutte le serate cancellate avrebbero un impatto notevole sulla sua vita e sul suo portafoglio ma non solo. Cancellare tutte queste serate gli farebbe perdere punti anche artisticamente; Avicii cade di nuovo in un tunnel dal quale sembra non poter uscire se non con la cancellazione delle serate e inizia a credere che le persone intorno a lui non comprendano le sue esigenze.
Convince il suo manager e cancella una serie di serate ma deve farne molte altre. Ricomincia a bere ma riesce a fermarsi prima del baratro.
L’ULTIMA ESIBIZIONE LIVE A IBIZA IL 28 AGOSTO DEL 2016
Avicii suona per l’ultima volta live a Ibiza e in quell’occasione viene fuori tutta la sua ansia e il suo stress ma riesce a terminare la serata e saluta i suoi fans che in lacrime guardano un artista che ha segnato un”epoca. Avicii tranquillizza i fans: continuerà a fare musica.
CAPITO 3: IL NUOVO AVICII
Avicii lascia il suo manager storico, la sua etichetta e ricomincia da se stesso. Nel documentario spiega che se non si ritrova il proprio io non si può fare molto e lui ha scelto di ricominciare.
Purtroppo però il quarto capitolo di questa storia non lo ha scritto Avicii, non lo ha scritto un produttore. Tim Bergling è morto in Oman il 20 aprile 2018 all’età di 28 anni.
Al momento la famiglia di Avicii non ha voluto parlare pubblicamente delle cause della morte del giovane dj chiedendo alla stampa e ai fans di avere rispetto. PER VEDERE IL FILM SU NETFLIX CLICCA QUI