La zona d’interesse il finale del film ha una spiegazione? Le teorie
Qual è il significato finale del film La zona d'interesse? Ci sono diverse teorie su quello che è il messaggio che il film vuole dare
“La zona d’interesse” è un film del 2023 diretto da Jonathan Glazer, ispirato all’omonimo romanzo di Martin Amis. La pellicola ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes 2023 e due Premi Oscar nel 2024 per il Miglior Film Internazionale e il Miglior Suono. In occasione della Giornata della Memoria, il film è tornato al centro dell’attenzione per la sua rappresentazione unica e disturbante dell’Olocausto.
La zona d’interesse: la trama del film
Ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, il film segue la vita di Rudolf Höss (interpretato da Christian Friedel), comandante del campo di concentramento di Auschwitz, e di sua moglie Hedwig (Sandra Hüller). La famiglia Höss vive in una villa con piscina situata proprio accanto al campo di sterminio. La narrazione si concentra sulla loro quotidianità apparentemente normale: pranzi in famiglia, giochi con i figli e momenti di svago nel giardino di casa. Tuttavia, in sottofondo, si percepiscono costantemente i suoni inquietanti provenienti dal campo: urla, spari e l’odore persistente dei forni crematori. Nonostante ciò, i membri della famiglia sembrano indifferenti all’orrore che li circonda, proseguendo le loro vite come se nulla stesse accadendo.
Hedwig è così ossessionata dalla sua nuova casa, dal poter indossare le pellicce rubate alle donne ebree arrivate al campo, dal suo giardino e della vita che le sembra agiata che sta facendo, che neppure si rende conto degli incubi che i suoi figli fanno, dei tormenti di una delle gemelle. E non si renderà neppure conto di quello che accade intorno a lei quando la madre, arriverà a farle visita e fiera le mostrerà il grande giardino, la serra che ha costruito. Ma se per la famiglia di Höss e per sua moglie, quello che accade intorno a loro è del tutto normale ( dalla cenere che arriva sui fiori e nei loro polmoni dal campo, alle urla strazianti che si odono tutto il giorno) per la nonna invece non lo sarà, tanto che se ne andrà via senza dire nulla. La figlia brucerà anche il biglietto che le viene lasciato e non sapremo mai che cosa le ha scritto.
Ma Hedwig no ha nessuna intenzione di lasciare la casa che ha costruito e sembra non essere cosciente di quello che succede intorno a lei, neppure quando suo marito viene trasferito. Chiederà di restare lì, perchè quello è il suo posto, il posto della sua famiglia.
La zona d’interesse: il significato e interpretazione del finale del film
La trama del film non è particolarmente difficile da seguire ma è ricca di metafore e anche di significati nascosti che si possono interpretare in diversi modi. Lo spettatore in particolare, sarà incuriosito dalle scene finali. Dieci minuti in cui si cercherà di capire quale sia il vero senso della storia.
Il finale del film è particolarmente significativo e ha suscitato diverse interpretazioni. In una scena culminante, Rudolf Höss partecipa a una festa organizzata dai nazisti per celebrare i “successi” del campo di Auschwitz. Ad un certo punto, si allontana dagli altri, scende delle scale e manifesta segni di malessere, con conati di vomito. Questo momento è stato oggetto di varie analisi.
Secondo il regista Jonathan Glazer, questa scena non rappresenta una presa di coscienza morale da parte di Höss. In un’intervista, Glazer ha dichiarato: “Non è una presa di coscienza di Höss. Non ne ha. Prova pietà per se stesso dopo la guerra, ma la sua coscienza non è scossa. Le voci che sentiva sono morte da tempo. In quella scena vediamo la verità del corpo, che rivela le bugie della mente. Che rivela ciò che siamo, invece delle strutture che mettiamo su per creare l’immagine che abbiamo di noi stessi. Il corpo non ha questo lusso. In quel momento vediamo una verità fisica. Quell’uomo che vomita non è un personaggio, è l’orrore reale. La cenere delle persone che ha aiutato a uccidere sono dentro di lui. È l’orrore.”
Questa interpretazione suggerisce che, sebbene Höss non provi rimorso consapevole per le atrocità commesse, il suo corpo manifesta fisicamente l’orrore accumulato. L’inalazione costante delle ceneri dei prigionieri cremati e l’esposizione continua all’orrore hanno lasciato un’impronta indelebile nel suo essere, emergendo attraverso una reazione fisica incontrollabile. Poche ore prima l’uomo si era anche sottoposto a una visita medica, spiegando al dottore che stava bene e che non aveva nessun problema fisico. Non si esclude che possa avere un tumore o qualcosa di simile, proprio a causa dei gas tossici che ha respirato per anni.
Un’altra lettura del finale propone che il malessere di Höss derivi dalla consapevolezza della propria insignificanza storica. Come sottolineato in un’analisi, “Il finale è come una mostruosa distorsione dell’incubo dello stacanovista. Il suo lavoro non sarà celebrato. Il suo certificato di impiegato del mese verrà ritirato.” In questa prospettiva, Höss realizza che, nonostante i suoi sforzi per eccellere nel suo “lavoro”, sarà ricordato solo come un ingranaggio nella macchina della morte nazista, senza alcun riconoscimento o gloria. Proprio lui che invece, aveva dato la sua vita intera nella costruzione di qualcosa di storico ma soprattutto, proprio lui che veniva descritto dagli altri suo colleghi, e ne era orgoglioso, come lo sterminatore dei forni. Del resto una delle più scioccanti frasi del film è quella che Höss pronuncia proprio durante una inquietante telefonata con sua moglie, quando le dice che sta per tornare ad Auschwitz e che non vede l’ora di capire come “gasare” il più persone possibile nella stessa stanza.
La zona d’interesse offre una rappresentazione inquietante della banalità del male, mostrando come individui ordinari possano diventare complici di atrocità indicibili. Il finale del film sottolinea l’idea che, anche in assenza di una consapevolezza morale, l’orrore delle azioni compiute si manifesta inevitabilmente, sia attraverso il corpo che attraverso la realizzazione della propria irrilevanza storica. Il film si chiude poi, mostrandoci il presente: il ricordo degli ebrei non è stato sradicato, come i nazisti avrebbero voluto. Lo dimostrano tutti i musei che ancora oggi raccontano la storia e che mostrano quello che è stato, per non dimenticare. Lo dimostrano tutti i film , come La zona d’interesse, che ci raccontano di quello che è stato e che non deve essere dimenticato.
La zona d’interesse dove vedere il film
Al momento in Italia è possibile vedere La zona d’interesse su SkyCinema.