Ligabue: “Non ho detto che non voterò più Pd, ma sono deluso. Negli ultimi vent’anni, spettacolo desolante”
Il rocker italiano si definisce deluso dal Pd così come tanti altri: "Ci vuole un cambiamento, non solo di volti". Ma specifica di non aver detto che non voterà più il Partito Democratico
Critiche sì, disaffezione probabilmente, ma la sfiducia all’interno della cabina elettorale no. O almeno, non con certezza.
Luciano Ligabue, il rinomato rocker italiano, nel corso della presentazione del suo nuovo album di inediti, Mondovisione, ha parlato anche di politica, correggendo chi aveva dedotto da sue precedenti affermazioni l’intenzione di non votare più per il Partito Democratico.
Ligabue si è dichiarato insoddisfatto, ma comunque speranzoso che le cose possano cambiare.
“È vero son deluso dal PD, proprio come tanti altri in Italia. Ma non ho detto che non lo voterò più. – ha tenuto a spicificare il musicista – Dal PD mi aspetto il cambiamento necessario. Quello vero. Non solo un alternarsi di facce al potere, ma una vera politica di rinnovamento. Questo è un Paese molto difficile da governare”. Guardando al recente – oramai neanche più di tanto – passato, Ligabue non ha dubbi: “Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a uno spettacolo desolante. A questo punto il cambiamento deve esserci. Un cambiamento di sistema, meno burocratico, più veloce anche nell’amministrare la giustizia, meno oppressivo con le tasse a cui sei sottoposto e soprattutto più equo, ovvero più attento a dare una chance agli ultimi. Quindi con una forbice tra chi ha poco e chi non ha niente molto più ristretta”.
Le parole del Liga arrivano così pochi giorni dopo quelle di un altro rocker simbolo del panorama musicale italiano, Pierò Pelù. Il leader dei Litfiba, anche lui impegnato nella promozione della sua nuova raccolta, non ha mancato di far arrivare delle critiche più che pungenti al nuovo volto del centrosinistra, l’attuale sindaco di Firenze e possibile futuro candidato premier per il Pd, Matteo Renzi. Il primo cittadino del capoluogo toscano, in quell’occasione, è stato definito da Pelù “un berluschino con la maschera“.
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