La dislessia può regredire con una lieve scossa elettrica sulle aree del cervello
Uno studio recente ha dimostrato che è utilissimo per i bambini affetti da dislessia, intervenire con una lieve scossa elettrica sulle aree del cervello interessate
La dislessia non è un problema di intelligenza come molti pensano. I bambini che ne soffrono non sono quindi più stupidi o più pigri dei loro coetanei. La dislessia, infatti, ostacola la capacità di lettura ed è legata alla difficoltà di individuare le lettere, le sillabe e le parole, anche in assenza di deficit intellettivi o sensoriali. Spesso non viene diagnosticata in tempo e quindi ci sono anche adulti che si trovano poi nel tempo a soffrire di una forma più o meno grave di analfabetismo funzionale. Questo lo si deve proprio al mancato intervento, in età pediatrica. Ecco che arriva uno studio sulla possibilità di fare una “stimolazione cerebrale” che potrebbe migliorare le capacità di lettura dei bambini dislessici.
Infatti sembrerebbe che intervenendo con una lieve scossa elettrica sulle aree del cervello interessate risulta cioè possibile andare a sopperire a quel deficit di sviluppo organico che si trova alla base della dislessia e aiutare l’area interessata a progredire fino alla risoluzione della problematica per via biologica.
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Se state subito pensando al grado di dolore, subito vi rispondiamo che la stimolazione è completamente indolore e viene fornita da un dispositivo portatile, alimentato da pile. Lo stesso metodo è già stato usato su pazienti che soffrono di epilessia focale oppure di depressione e i risultati hanno dimostrato che in sei settimane di trattamento la capacità di lettura dei piccoli sarebbe migliorata almeno del 60 per cento, soprattutto in termini di velocità. Il miglioramento si è dimostrato stabile anche dopo un mese dall’ultima seduta.
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Viceversa, i bambini e i ragazzi sottoposti al trattamento placebo non hanno mostrato nessun miglioramento significativo. E’ necessario conoscere questi disturbi e informarsi, in quanto il mancato riconoscimento del disturbo o una diagnosi fatta troppo tardi sono indice di una scarsa conoscenza della malattia anche da parte, spesso dei genitori e degli insegnanti, incapaci di affrontare il disturbo dal punto di vista didattico e psicologico. Questo poi porta ad una serie di problemi anche di socializzazione con altri bambini che è troppo tardi poi da recuperare nel tempo.