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Arteterapia: fissati i criteri per la deontologia professionale

Il progetto Musa, ideato dalla Fondazione Onlus Salesi, potrebbe fissare finalmente una deontologia professionale per gli artisti che fanno delle loro attività percorsi di cura

Il progetto Musa (MUSic performing and creative Arts professions involved in healthcare) ha un intento ben preciso, quello di valorizzare e definire le competenze professionali di artisti che fanno delle loro attività percorsi di cura. Musicoterapia, clownterapia, arteterapia, tutte queste attività, appoggiate dall’iniziativa promossa dalla Fondazione Onlus Salesi, potranno finalmente essere salvaguardate. 

“L’idea – ha spiegato Annarita Settimi Duca, direttrice della Fondazione Salesi  – è nata nell’ambito dei nostri progetti di musicoterapia. Abbiamo toccato con mano l’effetto benefico che queste attività hanno sui pazienti, nell’abbassare i livelli di stress e nel favorire il percorso di guarigione. Come Fondazione – sottolinea la direttrice – siamo sempre alla ricerca di nuove vie per migliorare la qualità di vita del bambino in ospedale e quando ricorriamo alle arti-terapie dobbiamo sapere a chi rivolgerci e a quali competenze fare riferimento. Il progetto Musa sarà fondamentale proprio per definire le professioni impiegate in attività come clownterapia, pet therapy e musicoterapia e costruire, insieme con gli operatori sanitari, un’alleanza terapeutica per potenziare i percorsi di cura”.

Il progetto Musa, punta a definire proprio gli standard normativi per queste professioni. L’iniziativa, cofinanziata dall’Unione Europea, servirà in primo luogo a chiarire la posizione dei profili professionali ed il coordinamento della Fondazione Salesi avrà il compito nei prossimi due anni di sviluppare una mappa per il riconoscimento delle professioni legate alle arti-terapie, produrre evidenze scientifiche sull’efficacia di tali terapie, creare un portale on line come piattaforma utile agli operatori coinvolti e diffondere la conoscenza delle arti-terapie sensibilizzando l’opinione pubblica.

Ma che cos’è l’arteterapia? Di fatti, si tratta di un percorso d’appoggio e cura di indirizzo psichico. Nata attorno agli anni ’40, deriva da esperienze di psicoterapia dinamica e da pratiche dedotte dall’applicazione della psicoanalisi. La dottoressa Carla Maria Carlevaris, nel suo scritto Esperienza estetica, esperienza artistica e processo terapeutico nell’arte-terapia chiarisce: “Il termine arte-terapia ci propone un interrogativo sul senso del legame tra due distinte categorie; tale dicotomia trova un superamento all’interno di un approccio terapeutico che ha la sua essenza in una presa di contatto molto immediata con il livello preverbale e prelogico del vissuto, lì dove originano il processo primario e la fantasia. L’arte-terapia è oggi qualcosa di notevolmente diverso da ciò che fu ai suoi esordi, negli anni ’40 e ’50, quando cominciarono in America i dibattiti attorno alle prime teorizzazioni, che più volte sono stati sintetizzati nelle formule ‘arte come terapia’ (Kramer), o ‘psicoterapia attraverso l’arte’ (Naumberg). Questo specifico processo terapeutico si differenzia infatti da un approccio volto a integrare l’arte alla psicoterapia come una possibilità accessoria, o volto a individuare nei processi o nei prodotti cosiddetti artistici un valore di per sé terapeutico (in virtù della catarsi o della sublimazione); e si configura in modo del tutto diverso da approcci di tipo comportamentale fondati su metodologie e su esercitazioni predefinite, assegnate al paziente in base a precisi obiettivi di apprendimento. Si tratta infatti di stabilire una più profonda e sottile compenetrazione tra i due versanti (arte e terapia), di definire cioè un setting preciso, fondato sul parallelismo tra processo creativo e processo terapeutico; e di chiarire quale contributo e quale specificità può portare all’interno del processo terapeutico una sensibilità estetica, rispetto alla forma della relazione terapeutica, così come alle forme concrete e ai prodotti artistici in cui i vissuti attivati nella relazione si incarnano”.

Roberto Pasanini, nel suo scritto Una nuova scuola psicoterapeutica in Italia: l’Arteterapia afferma che “L’Arteterapia si è finora sviluppata come una tecnica essenzialmente riabilitativa o di sostegno rivolta principalmente agli psicotici od ai minorati, fisici o psichici che fossero, intesa a ridurre gli handicap psicofisici ed a migliorare le capacità relazionali e di socializzazione dell’individuo affetto da una patologia più che nevrotica: essa è stata solitamente praticata da esperti dei più svariati campi – musicisti, artisti, scrittori, drammaturghi, maestri di scuola – restando al di qua o andando al di là della psicoterapia stricto sensu – l’unica che qui ci interessi – praticata da uno psicoterapeuta, o meglio ancora da uno specialista in Arteterapia. Essa è stata sempre priva in Italia sia di un impianto teorico compiutamente definito che la legittimasse scientificamente, sia di una qualsivoglia istituzionalizzazione che ne precisasse i compiti e gli obiettivi, ne chiarisse le caratteristiche precipue e ne stabilisse i limiti, fissando nel contempo una deontologia professionale”.

Il progetto Musa, il cui primo meeting è previsto a Marzo, ad Ancona, potrebbe quindi risolvere la questione. Già, perché l’intento della Fondazione, è proprio quello di fissare in questo campo una deontologia professionale.



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