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Staminali: la svolta arriva dalla Svezia

Dalla Svezia arriva il nuovo metodo "etico" staminale che avvalendosi di una sola cellula (su 8), non distruggerebbe nessun embrione umano. Possibile rivoluzione nel campo genetico-scientifico

Finalmente una svolta. L’agognato tema staminali torna alla ribalta e questa volta, un nuovo metodo potrà forse scardinare i dubbi della Comunità Scientifica. La nuova tecnica, sviluppata dal Karolinska Istitute di Svezia e recentemente pubblicata sull’autorevole rivista Nature Communication permetterà in sostanza la generazione su larga scala di cellule staminali embrionali (umane) di qualità clinica elevata.

La novità sostanziale risiede nel fatto che questo procedimento sarebbe possibile senza distruggere nessun embrione umano. Attualmente infatti, le cellule staminali embrionali umane sono ottenute grazie all’ausilio di embrioni in vitro non adoperati per le gravidanze. Embrioni impossibilitati a sopravvivere durante la procedura. Ora – secondo il team guidato dal dottore Karl Tryggvason – sarebbe possibile l’uso di una singola cellula di un embrione composto da otto cellule. L’embrione poi, ricongelato, sarebbe nuovamente disponibile per il trasferimento in utero.

“Ora – ha spiegato Tryggvason – possiamo coltivare le staminali in un ambiente chimicamente definito e di qualità clinica. Ciò significa che è possibile produrre cellule staminali embrionali su larga scala, con la precisione richiesta per la produzione farmaceutica. Grazie a questa tecnologia – assicura il ricercatore – la fornitura di staminali embrionali umane non sarà più un problema. Sarà possibile creare una banca dove le cellule staminali possono essere abbinate per tipo di tessuto, per evitare il rigetto nei trapianti“.

Il metodo – informa l’Agi – è di fatti già usato nelle diagnosi genetiche pre-impianto, in cui viene effettuato un test genetico su una singola cellula di un embrione Fiv (fertilizzazione in vitro) per individuare potenziali malattie ereditarie. La singola cellula staminale, si legge invece nel nuovo studio, viene coltivata su un letto di proteine LN-521, normalmente associate con staminali pluripotenti nell’embrione: questo permette alla cellula di duplicarsi e moltiplicarsi su larga scala senza essere contaminata (cosa che invece poteva avvenire con proteine animali o cellule umane), con una precisione sufficiente alla produzione farmaceutica.

“Sappiamo che un embrione può sopravvivere dopo la rimozione di una singola cellula staminale. E questo – afferma ancora Tryggvason – fa una grande differenza a livello etico”.

L’Italia vieta la sperimentazione su embrioni – Proprio per ragioni etiche, allo stato attuale, la legislazione italiana, come quella di altri Paesi, vieta la produzione di staminali embrionali.

Nel frattempo, tuttavia, la sperimentazione continua – Un team multidisciplinare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele guidato dal professor Giancarlo Comi, direttore del Dipartimento di Neurologia, e dal dottor Fabio Ciceri, direttore dell’Unità di Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo, ha effettuato per la prima volta al mondo il trapianto di cellule staminali ematopoietiche (trapianto di midollo) da donatore allogenico in due pazienti affetti da forme particolarmente aggressive di neuromielite ottica con risultati molto promettenti.

“La costante riduzione delle tossicità del trapianto allogenico di cellule staminali – spiega Ciceri – già osservato nelle leucemie, ha aperto la strada per l’impiego di questa strategia anche in malattie non oncologiche come la beta talassemia e le malattie autoimmuni severe, incluse quelle che colpiscono il sistema nervoso”.

La speranza del team – “Nonostante il numero limitato, questa esperienza suggerisce che in futuro il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche potrebbe essere una strategia efficace in forme della malattia che non rispondono ad altri trattamenti”.



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