LifeStyle

Rischio sostanze tossiche nei vestiti dei bambini

Greenpeace denuncia l'utilizzo di sostanze tossiche negli abiti e nelle scarpe per bambini

 

Ecco una di quelle notizie che faranno sobbalzare sulla sedia le bambù: è stato lanciato un allarme per il rischio di veleni tossici negli abiti per i bambini. E gli abiti incriminati farebbero parte anche di collezioni di note marche.

A lanciare l’allarme è stato Greenpeace che avrebbe dichiarato come alcune sostanze chimiche presenti all’interno di scarpe e vestiti per bambini sarebbero in grado di interferire sull’attività ormonale dei più piccoli. In alcuni casi, poi, sarebbero considerati addirittura cancerogeni e sono in grado di inquinare i fiumi dei paesi di produzione.

Queste dichiarazioni sono emerse a seguito di alcune analisi che sono state effettuate in occasione della campagna Detox organizzata dall’associazione sulla salvaguardia ambientale. Dopo la diffusione dei risultati di queste indagini Greenpeace ha richiesto ai produttori di alcune note marche di abbigliamento per bambini di impegnarsi ad eliminare del tutto i composti chimici utilizzati nella produzione dei vestitini entro il 2020.

Le analisi anno portato alla luce un altro dato allarmante: esistono delle differenze enormi tra gli abiti destinati ai bambini e quelli rivolti ad un pubblico di adulti. In questi ultimi, infatti, non è presente una concentrazione così elevata di sostanze tossiche.

Greenpeace ha dichiarato che le sostanze dannose per la salute dei bambini si trovavano in tutti gli 82 capi di abbigliamento analizzati e che appartenevano a marchi tipo: Adidas, Primark, Disney, American Apparel, Burberry, Nike, C&A, Gap, Zara, Calvin Klein, Levis e Li Ning.

I capi incriminati sarebbero stati prodotti in dodici diversi paesi e un terzo di essi era stato realizzato in Cina.

Greenpeace ha poi dichiarato che sono ben 18 i brand di abbigliamento che dal 2011 hanno accettato di iniziare ad utilizzare dei processi di produzione che siano più sostenibili rispetto a quelli precedentemente eseguiti. Ha poi richiesto alla Cina di non impiegare più sostanze nocive nell’industria tessile.



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