Scoperti geni che combattono l’obesità e il cancro
Da uno studio svolto da un gruppo di ricercatori italo-americani sono stati scoperti due geni che combattono l'obesità e malattie quali il cancro
Scoperti geni che non fanno ingrassare e che combattono il cancro. E’ il risultato di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dello Sbarro Institute for cancer research and molecular medicine presso la Temple university, dell’università degli studi di Siena e della seconda università degli studi Napoli. Si tratta di RB1 ed RB2/p130, due geni oncosoppressori. Questi potrebbero avere un ruolo importante volto al controllo dell’obesità, allontanando il rischio di obesità e patologie simile quali il diabete, malattie cardiovascolari e il cancro.Antonio Giordano, napoletano, direttore dello Sbarro Institute, nonché uno dei principali autori della ricerca riferisce che: «Abbiamo scoperto che le due proteine della famiglia del retinoblastoma, RB1 ed RB2/p130, rivestono un ruolo essenziale per la corretta formazione e funzione del tessuto adiposo del corpo umano. Qualora queste proteine non funzionino in maniera corretta, non sono in grado di controllare lo sviluppo del tessuto adiposo corporeo, che in tal modo si forma in maniera continua». Giordano, poi, tiene a chiarire che spesso si pensa al tessuto adiposo in maniera negativa. In realtà, non è proprio così. Il tessuto adiposo, infatti, secondo quanto spiega Antonio Giordano, ha un ruolo non indifferente, anzi del tutto fondamentale in quanto produce molecole che permettono un corretto funzionamento del midollo osseo, nonché la crescita e la produzione di tre tipologie di cellule del sangue, ovvero gli eritrociti, leucociti e piastrine».
A dire la sua in merito all’argomento vi è anche Umberto Galderisi, professore associato della seconda università di Napoli e co-autore dello studio. “Ma se RB1 o RB2/p130 sono danneggiati, si ha una de-regolazione del funzionamento del tessuto adiposo, determinandone una iperproduzione che può alterare la capacità del midollo osseo di generare i tre tipi di cellule del sangue”, conclude Galderisi.
Non ci resta che attendere l’esito di questo studio italo-americano che verrà pubblicato il prossimo febbraio sulla rivista Cell Cycle.